Stai consultando: 'Venti anni dopo (volume 1) ', Alessandro Dumas (padre)

   

Pagina (10/271)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (10/271)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Venti anni dopo (volume 1)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Teves Editori Milano, 1929, pagine 264

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   — 4 —
   zione, aveva loro promesso di parlarne alla regina, © li aveva congedati colla solita parola dei principi: « Si vedrà ».
   Dal canto loro, il giorno 9, i referendarii si erano recati dal cardinale, ed uno di essi, che parlava a nome di tutti, gli aveva parlato con tanta fermezza e ardire, che il cardinale ne era rimasto stupefatto; quindi li aveva congedati, dicendo, come aveva detto il duca d'Orléans, che si vedrebbe.
   Allora, per vedere, si era riunito il Consiglio e si era mandato a cercare i.1 sopraintendente delle finanze d'Emery.
   Questo d'Emery era molto detestato dal popolo, prima perchè era sopraintendente delle finanze, ed ogni sopraintendente delle finanze deve essere detestato; inoltre, bisogna dirlo, perchè meritava qualche poco di esserlo.
   Era il figlio d'un banchiere di Lione che si chiamava Particelli, e che avendo cambiato nome in seguito al suo fallimento, si faceva chiamare d'Emery 1). Il cardinale di Richelieu, che aveva riconosciuto in lui un gran merito finanziario, lo aveva presentato a re Luigi XIII sotto il nome di signor d'Emery; e voleva farlo nominare intendente delle finanze, dicendogliene un gran bene.
   — A meraviglia! -— aveva risposto il re, — e mi compiaccio che voi mi parliate del signor d'Emery per questa carica, che richiede un onest'uomo. M'avevano detto che voi volete favorire quel briccone di Particelli, ed avevo timore che mi costringeste a riprenderlo.
   — Sire ! — rispose il cardinale, — Vostra Maestà si rassicuri, che il Particelli di cui parla è stato impiccato.
   — Ah ! tanto meglio, — rispose il re, — non è mica per burla che m'hanno chiamato Luigi il Giusto.
   E firmò la nomina del signor d'Emery.
   Era quello stesso d'Emery che era diventato sopraintendente delle finanze.
   Era stato mandato a cercare per ordine del ministro, ed era accorso tutto pallido e sgomento, dicendo ohe era mancato poco che suo figlio fosse stato assassinato lo stesso giorno sulla piazza del Palazzo : la folla lo aveva incontrato e gli aveva rimproverato il lusso di sua moglie che aveva un appartamento tappezzato di velluto rosso colle trine dorate. Era la figlia di Nicola Lecamus, segretario del re nel
   1) Cosa che non ostacola l'avvocato generale Omer Talon di chiamarlo sempre signor Pasticcili, seguendo l'abitudine del tempo di infrancesare i nomi stranieri.