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Venti anni dopo (volume 1)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Teves Editori Milano, 1929, pagine 264

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 5 —
   1617, il quale, venuto a Parigi con venti lire, conservando per eè quarantamila lire di rendita, aveva spartito nove bilioni tra i suoi figli.
   Per poco il figlio d'Emery non era stato strangolato, poiché uno degli ammutinati aveva proposto di perseguitarlo finche avesse restituito l'oro che divorava. Il Consiglio in quel giorno nulla decise, mentre il sopraintendente era troppo preoccupato di questo avvenimento per avere la testa libera.
   L'indomani il primo presidente Matteo Mole, il cui coraggio in tutti questi affari, dice il cardinale di Retz, eguagliò quello del duca di Beaufort e quello del principe di Condé, vale a dire dei due uomini che passavano per i più valorosi di Francia, l'indomani il primo presidente, diciamo, era stato attaccato a sua volta ; il popolo lo minacciava di prendersela con lui pel male che gli si voleva fare ; ma il primo presidente aveva risposto coli'abituale sua calma, senza turbarsi e senza stupirsi, che se i sobillatori non obbedivano alla volontà del re, farebbe rizzare dei capestri nelle piazze per far subito impiccare i più ribelli fra essi... E quelli avevano risposto che non domandavano di meglio di veder innalzati dei patiboli, che avrebbero servito ad appendere i giudici perversi che comperavano il favore della Corte a prezzo della miseria del popolo.
   E non è tutto: l'il, la regina andando alla messa a Nostra Signora, ciò che regolarmente faceva ogni sabato, era stata seguita da più di duecento donne che gridavano e domandavano giustizia. D'altronde esse non avevano alcuna intenzione cattiva, volendo soltanto porsi in ginocchio a' suoi piedi per tentar di farsi compassione; ma le guardie l'impedirono loro, e la regina passò altera e disdegnosa senza ascoltare i loro clamori. A mezzogiorno vi era di nuovo Consiglio, ed era stato deciso che si sarebbe mantenuta l'autorità del re: in conseguenza, fu convocato il Parlamento per l'indomani giorno 12.
   Quel giorno, durante la serata del quale noi incominciammo questa nuova storia, il re, allora in età di dieci anni, e che aveva avuto il vaiolo benigno, aveva, sotto pretesto di andare a render grazie a Nostra Signora della sua guarigione, fatto armare le sue guardie, i suoi Svizzeri, i suoi moschettieri, li aveva scaglionati intorno al Palazzo Reale, sulla strada lungo il fiume e sul Ponte Nuovo, e dopo ascoltata la messa, era passato al Parlamento dove, attorno ad un letto di giustizia improvvisato, aveva non sol-