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Venti anni dopo (volume 1)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Teves Editori Milano, 1929, pagine 264

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 18 —
   .— Ve n'ha uno di cui vi garantisco eotto questo rapporto, sempre inteso che voglia parlare.
   — Questo mi interessa.
   — Eh, monsignore non è sempre cosa facile, il far dire alla gente ciò che non vuol dire.
   — Bah, colla pazienza ci si arriva. Ebbene! questo uomo è...
   — È il conte di Rochefort.
   — Il conte di Rochefort!
   — Malauguratamente da quattro o cinque anni oramai io non so che ne sia avvenuto.
   — Lo so ben io, Guitaut, — disse Mazarino.
   — Allora perchè Vostra Eminenza si lamentava poco fa di non sapere niente?
   — Eh, — fece Mazarino, — voi dunque credete che Rochefort...
   — Era l'anima dannata del cardinale, monsignore; ma ve ne prevengo, vi costerà caro; il cardinale era prodigo colle sue creature.
   — Sì, sì, Guitaut, — disse Mazarino, — era un uomo grande, ma aveva qualche difetto. Grazie, Guitaut, approfitterò del vostro consiglio questa sera stessa.
   E siccome in quel mentre i due interlocutori erano giunti nel cortile del Palazzo Reale, il cardinale salutò Guitaut con un cenno della mano, e scorgendo un ufficiale che passeggiava in lungo e in largo gli si avvicinò.
   — Venite, signor d'Artagnan, — disse Mazarino colla sua voce più armoniosa, — ho un ordine da darvi.
   D'Artagnan s'inchinò, seguì il cardinale per la scala segreta, e un momento dopo si trovò nel gabinetto. Il cardinale sedette al suo scrittoio, prese un foglio di carta e scrisse alcune righe.
   D'Artagnan, ritto, impassibile, attese senza impazienza e senza curiosità ; era divenuto un automa militare che agiva ed obbediva come una molla. Il cardinale piegò la lettera, vi pose il suo suggello, e disse:
   — Signor d'Artagnan, porterete questo dispaccio alla Bastiglia, e condurrete con voi la persona che ne è l'oggetto ; prenderete una carrozza, una scorta e custodirete con cura il prigioniero.
   D'Artagnan, presa la lettera, portò la mano al cappellaccio, girò sui tacchi, come avrebbe potuto fare il più abile sergente istruttore, uscì ed un momento dopo lo si intese comandare colla sua voce svelta e monotona :