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Venti anni dopo (volume 1)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Teves Editori Milano, 1929, pagine 264

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 27 —
   — Sì, eì, certamente, — riprese Mazarino, — tutto ciò si può accomodare; siete un uomo che capisce certi affari, e una volta compresi a spingerli innanzi.
   — Era pure il parere del signor cardinale di Richelieu e la mia ammirazione per quel grand'uomo aumenta ancora dacché voi mi state dicendo che è pure il vostro.
   — È vero, — riprese Mazarino, — il signor cardinale aveva molta politica, ciò che formava la sua grande superiorità 6U di me, che sono un uomo molto semplice e senza sotterfugi ; ciò che mi nuoce è la mia franchezza tutta francese.
   Rochefort si morse le labbra per non sorridere.
   — Sicché vengo diritto allo scopo; ho bisogno di buoni amici, di servitori fedeli; quando dico ho bisogno, voglio dire: la regina ha bisogno. Io non faccio nulla se non per ordine della regina, mi comprendete? non è già come il cardinale di Richelieu che faceva -tutto a suo capriccio. Perciò io non sarò mai un grand'uomo come lui; ma in cambio io sono un galantuomo, signor di Rochefort, e spero di potervelo provare.
   Rochefort conosceva quella voce carezzosa, nella quale sfuggivano di quando in quando dei sibili che parevano quelli d'una vipera.
   — Io sono prontissimo a credervi, monsignore, — diss'e-gli, — benché, per parte mia, abbia avuto poche prove di quella bonomia di cui parla Vostra Eminenza. Non dimenticate, monsignore, — riprese Rochefort, vedendo il movimento che si provava a reprimere il ministro, — non obliate che da cinque anni io sono alla Bastiglia, e che nessuna cosa altera maggiormente \e idee come il vedere il mondo attraverso le sbarre d'una prigione.
   — Ah ! signor di Rochefort, vi ho già detto che io non c'entro per nulla riguardo alla vostra prigionia. La regina... (collera di donna e di principessa, che volete! ma questo passa come viene, e dopo non ci si pensa più)...
   — Comprendo, monsignore, che essa non ci pensa più, essa che ha passato cinque anni al Palazzo Reale, in mezzo alle feste ed ai cortigiani, ma io che li ho passati alla Bastiglia...
   — Eh, perbacco, mio caro signor di Rochefort, cosa credete che il Palazzo Reale 6Ìa un'eden di delizia? No, no, ricredetevi. Abbiamo avuto noi pure dei gravi imbarazzi^ vi assicuro. Ma basta, non parliamo più di tutto ciò. Io ho