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— Li conoscete meglio di me! Promettete loro secondo il loro carattere.
— Che prometterò? '
— Che mi servano come hanno servito la regina, e la mia riconoscenza sarà generosa.
— Che faremo noi?
— Tutto; giacche sembra che sappiate fare ogni cosa.
— Monsignore, allorché si ha fiducia nelle persone e si vuole che abbiano fiducia in noi, si istruiscono meglio di quanto Vostra Eminenza.
— Quando sarà giunto il momento, state tranquillo, — rispose Mazarino. — Voi conoscerete tutti i miei segreti.
— E fino a quel momento?
— Aspettate e andate in cerca dei vostri amici.
— Monsignore, essi forse non sono a Parigi; fors'anche bisognerà viaggiare. Io non sono che un luogotenente dei moschettieri molto povero, ed i viaggi sono cari.
— La mia intenzione, — disse Mazarino, — non è che voi sfoggiate un grande seguito, i miei progetti hanno bisogno di mistero e soffrirebbero d'un troppo grande equi-paggio. . . .
— Inoltre, monsignore, io non posso viaggiare colla mia paga, perchè attendo da circa tre mesi; ed io non posso viaggiare coi miei risparmi, giacché da ventidue anni che sono in servizio non ho economizzato che dei debiti.
Mazarino restò un momento pensieroso come se un grave combattimento si agitasse dentro di lui; poi andando verso un armadio chiuso da una triplice serratura, ne trasse un eacco e pesandolo nella mano due o tre volte prima di darlo a d'Artagnan:
— Prendete dunque questo, — disse con un sospiro, — servirà per il viaggio.
— Se sono doppioni di Spagna od anche scudi d'oro, — pensò d'Artagnan, — potremo ancora fare affari assieme.
Salutò il cardinale e inabissò il sacco nella sua larga tasca.
— Siamo dunque d'accordo, — riprese il cardinale, — voi andate a viaggiare.
— Sì, monsignore.
— Scrivetemi tutti i giorni per darmi notizia dei vostri negoziati.
— Non mancherò, monsignore.
— Benissimo. A proposito, il nome dei vostri amici?
— Il nome dei miei amici? — ripetè d'Artagnan con un resto d'inquietudine.