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Venti anni dopo (volume 1)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Teves Editori Milano, 1929, pagine 264

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 50 —
   era neanche tanto gentiluomo quanto Aramis, per mantenersi sulla sua eleganza nativa, traendo 1 eleganza da se stesso Qualche volta il ricordo incantevole di madama Bo-nacieux aveva impresso nello spirito del giovane luogotenente una certa poesia; ma come quello di tutte le cose di questo mondo, questo ricordo caduco si era a poco a poco cancellato; la vita di guarnigione è fatale, anche alle organizzazioni aristocratiche. Delle due nature opposte che formavano l'individualità di d'Artagnan, la natura materiale aveva prevalso, e dolcemente, senza che lui se n'accorgesse, d'Artagnan sempre in guarnigione, sempre al campo, sempre a cavallo, era divenuto (io non so come questo si chiamasse a quel tempo) ciò che ai nostri giorni si chiama un vero soldato (troupier).
   Non per questo egli avea perduto la sua astuzia primitiva. Forse al contrario la sua malizia si era aumentata, od almeno erasi fatta doppiamente notevole sotto una superficie grossolana; ma la sua scaltrezza l'avea applicata alle piccole e non alle grandi avventure della vita: al benessere materiale come l'intendono i soldati, vale a dire ad aver Uuon alloggio, buona tavola, buona albergatrice. E d'Artagnan da sei anni aveva trovato tutto ciò nella contrada Tiquetonne, all'insegna della Capriola.
   Nei primi tempi del suo soggiorno in quell'albergo, la padrona di casa, bella e fresca fiamminga di venticinque a ventisei anni, s'era stranamente invaghita di lui; dopo alcuni amori molto contrastati da un incomodo marito, al quale d'Artagnan dieci volte aveva fatto finta di passare la spada attraverso al corpo, quel marito un bel mattino scomparve, disertando per sempre dopo di aver venduto furtivamente alcune botti di vino, e trasportato con sè denaro ed argenterie. Lo si credette morto; sua moglie principalmente, che si-lusingava nella dolce idea di essere vedova, sosteneva arditamente che era morto. Infine, dopo tre anni di un dolce legame d'amicizia che d'Artagnan s'era guardato dal rompere, trovando ogni giorno più gradevole che mai il suo alloggio e la sua padrona, mentre l'una fa-ceva^ credito all'altro, l'ostessa spiegò l'esorbitante pretesa di divenir donna e propose a d'Artagnan di sposarlo.
   — Ah. non vi vergonate! — rispose d'Artagnan. -..... Io
   odio la bigamia, mia cara; ma suvvia, voi non ci pensate!
   — Ma mio marito è morto, ne sono sicurissima.
   — Vostro marito è un demonio detestabile, che ritornerebbe per farci impiccare.