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dei mustacchi altezzosi e un'enorme draghinassa. — Brava, bella Paulet! è tempo di riporre questo piccolo Volture al suo posto, lo dichiaro altamente, e credo di intendermene di poesia, che ho trovato la sua detestabile.
_ Chi è dunque questo capitano, signore? — domandò
Raoul ad Athos.
— Il signor di Scudéry.
— L'autore di Glélie e del Gran Gyrus?
— Che ha composto dei racconti in collaborazione con sua sorella, che in questo momento discorre laggiù con quella graziosa personcina.
Raoul si volse e vide effettivamente due nuove persone che stavano per entrare: l'una molto leggiadra, triste e delicata, col viso incorniciato nei suoi bei capelli neri, cogli occhi vellutati come delle belle viole del pensiero sotto le quali scintilli un calice d'oro; l'altra donna che sembrava tutelare la prima, era fredda, secca e gialla in faccia, una vera fisionomia da governante o da beghina.
Raoul si ripromise di non uscir dal salone senza aver parlato alla bella signorina dagli occhi vellutati che, per uno strano gioco del pensiero, benché non avesse alcuna somiglianza con lei, le rammentava la sua povera Luigina che aveva lasciata sofferente al castello di La Vallière, e che in mezzo a quella gaia società aveva un momento dimenticato.
Frattanto Aramis s'era avvicinato al coadiutore che, con cera scherzosa, gli aveva detto qualche parola all'orecchio. Aramis, malgrado la sua padronanza di se stesso, non aveva potuto trattenersi di fare un lieve moto.
— Ridete pure, — gli disse monsignor di Retz; — noi siamo osservati.
E lo lasciò per andare a parlare con madama di Che-vreuse, che aveva gran circolo intorno a se. Aramis fece finta di ridere per distogliere l'attenzione di qualche curioso uditore, ed accorgendosi che a sua volta Athos era andato a porsi nel vano della finestra ov'egli era rimasto qualche tempo, andò subito, dopo aver scambiata qualche parola a dritta e a sinistra, a raggiungerlo senza affettazione. Appena furono uniti, strinsero fra loro una conversazione accompagnata da molti gesti.
Raoul allora si avvicinò a loro, come gli aveva raccomandato Athos.
— È un rondò del signor Voiture, che il signor abate