— 210 --
A quest'ultima strofa, non si udì che un solo grido sull'impertinenza di Voiture.
-r- Ma, — disse sotto voce la signorina dagli occhi vellutati, — appena io ho la disgrazia di trovarli incantevoli questi versi.
Era pure l'avviso di Raoul, che si avvicinò a Scarron e gli disse arrossendo:
— Signor Scarron, fatemi l'onore, vi prego, di dirmi chi è quella giovane signora che ha un'opinione diversa da quella di tutta questa illustre assemblea.
— Ah, ah, mio giovane visconte, — disse Scarron, — temo che voi vogliate proporle un'alleanza offensiva e difensiva, nevvero?
Raoul si fece rosso di nuovo.
— Confesso, — rispose, — che ho trovato quei versi molto graziosi.
— E lo sono infatti, — disse Scarron; — ma silenzio, fra poeti non si dicono di quelle cose.
— Ma io, — disse Raoul, — non ho l'onore di essere poeta, e vi domandavo...
— È vero : volevate sapere chi è quella giovane dama, non è vero? Essa, è la bella Indiana.
— Vogliate scusarmi, signore, — disse arrossendo Raoul, — ma non ne so di più di prima. Ohimè ! io sono provinciale.
— Il che vuol dire che voi non conoscete gran fatto la tronfia vaniloquenza che sgorga qui da ogni bocca. Tanto meglio, giovinotto, tanto meglio ! Non cercate di comprendere, perdereste il vostro tempo; e quando voi avrete compreso, è bene sperare che non se ne parli più.
— Così voi mi perdonate, signore, — disse Raoul, — e vi degnerete dirmi chi è la persona che chiamate la bella Indiana ?
— Sì, certo, è una delle più incantevoli persone che esistano, madamigella Francesca d'Aubigné.
— È della famiglia del famoso Agrippa, l'amico di re Enrico IV?
— È la sua nipote. Essa arriva dalla Martinica, ecco perchè io la chiamo la bella Indiana.
Raoul aprì smoderatamente gli occhi; ed essi incontrarono quelli della giovine signora che sorrise.
Si continuò a parlare di Voiture.
— Signore, — disse madamigella d'Aubigné, rivolgendosi a sua volta a Scarron come per entrare nella conversazione