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Venti anni dopo (volume 1)
Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Teves Editori Milano, 1929, pagine 264 |
Digitalizzazione OCR e Pubblicazione a cura di Federico Adamoli
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, , 2* aveva impegnato col giovane visconte, — non ammi-° t °voi gli amici del povero Voiture? Ma sentite dunque T^nie lo spennacchiano benché lo lodino ! Uno gli toglie il°buon senso, l'altro la poesia, l'altro l'originalità, l'altro la vena comica, l'altro l'indipendenza, l'altro... Eh, ma buon Dio ! che cosa lascieranno mai a quell'uomo illustre © perfetto, come disse madamigella di Scudéry?
Scarron si pose a ridere e Raoul fece altrettanto. La bella Indiana stupita ella stessa dell'effetto che aveva ottenuto, abbassò gli occhi e riprese la sua aria ingenua.
_ Ecco una persona spiritosa, — disse Raoul.
Athos, sempre appoggiato al vano della finestra, dominava tutta quella scena, con un sorriso sdegnoso nelle labbra.
_ Chiamatemi il signor conte de La Fere, — disse madama di Chevreuse al coadiutore, — ho bisogno di par-largli.
-— Ed io, — disse il coadiutore, — ho bisogno che si creda che io non gli parlo. L'amo e l'ammiro, poiché conosco le sue antiche avventure, qualcuna almeno; ma non conto di salutarlo che dopo domattina.
— E perchè dopo domani ? — domandò madama di Chevreuse.
— Voi saprete questo domani sera, —disse il Coadiutore ridendo.
— Davvero, mio caro Gondy, — disse la duchessa, — voi parlate come l'Apocalisse. Signor d'Herblay, — soggiunse ella volgendosi verso Aramis, — volete ancora essere il mio cavaliere questa sera?
— Come, duchessa! — rispose Aramis; — questa sera, domani, sempre; comandate!
— Ebbene, chiamatemi il conte de La Fere, desidero parlargli.
Aramis si avvicinò ad Athos e tornò con lui.
— Signor conte, — disse la duchessa, consegnando una lettera ad Athos, — eccovi ciò che vi ho promesso. Il nostro protetto sarà benissimo accolto.
— Madama, — rispose Athos, -— egli è ben fortunato di dovervi qualche cosa.
-— Voi nulla avete ad invidiargli sotto questo rapporto ; perchè io vi debbo il piacere d'averlo conosciuto, — replicò la maliziosa donna con un sorriso che rammentò Maria Michon ad Aramis e ad Athos.
Dette queste parole si alzò e chiese la sua carrozza.
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