Stai consultando: 'Venti anni dopo (volume 1) ', Alessandro Dumas (padre)

   

Pagina (222/271)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (222/271)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Venti anni dopo (volume 1)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Teves Editori Milano, 1929, pagine 264

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   — 216 --
   — Ma no, signore, — rispose Raoul.
   Lo staffiere si avvicinò allora ad Athos con una certa esitazione, e gli disse sottovoce:
   — Il signor visconte non ha spada, perchè il signor conte mi fece togliere quella che abbandonò ieri sera.
   — Va bene, — disse Athos, — ho pensato anche a ciò.
   Parve che Raoul non si accorgesse di tale colloquio. Discese guardando ad ogni istante il conte per vedere se fosse giunto il momento dell'addio; ma Athos non moveva palpebra. Giunto sullo scalone, Raoul vide tre cavalli.
   — Oh, signore, — gridò esso tutto raggiante; — voi dunque mi accompagnate?
   — Voglio seguirvi qualche poco, — rispose Athos.
   La gioia brillò negli occhi di Raoul, che si slanciò leggermente sul suo cavallo. Athos montò lentamente sul suo, dopo aver detto piano una parola allo staffiere che, invece di seguirli immediatamente, risalì all'appartamento. Raoul, contentissimo d'essere in compagnia del conte, non se ne accorse, o finse di non avvedersene.
   I due gentiluomini presero il Ponte Nuovo, seguirono la via lungo il fiume, o piuttosto ciò che in allora si chiamava l'accorciato io Pépin, e fiancheggiarono le mura del Gran Castelletto nella contrada San Dionigi, allorché furono raggiunti dallo staffiere. Camminavano silenziosi. Raoul sentiva bene che si avvicinava il momento della separazione; il conte aveva dato, il giorno avanti, diversi ordini per delle cose che lo riguardavano nel corso della giornata. D'altronde i suoi sguardi raddoppiavano di tenerezza ed alcune parole che si lasciava sfuggire erano piene d'affetto. Di quando in quando gli efuggiva una riflessione o un consiglio, e le 6ue parole eran piene di raccomandazioni.
   Dopo aver passata la porta San Dionigi, e quando i cavalieri furono giunti all'altezza di Récollets, Athos gettò gli occhi 6ulla cavalcatura del visconte.
   — Fate attenzione, Raoul, — gli disse, — ve l'ho già detto più volte; bisogna che non lo dimentichiate poiché è un gran difetto per uno scudiero. Osservate, il vostro cavallo è già stanco; schiuma, mentre il mio par che sorta ora dalla stalla. Voi lo tormentate, serrandogli il morso in quel modo ; fate attenzione che voi non potrete più maneggiarlo colla prontezza necessaria. La salvezza di un cavaliere dipende talvolta dalla pronta obbedienza del suo cavallo. Fra otto giorni, riflettete, voi non manovrerete più