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Venti anni dopo (volume 1)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Teves Editori Milano, 1929, pagine 264

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 219 --
   Athos disse lina parola ad uno dei custodi, il quale s'in-h'nò e si incamminò verso la direzione delle tombe. c __ Venite, Raoul, — gli disse Athos, — seguiamo que
   11° custode aprì il cancello delle tombe reali e stette in alto della gradinata, mentre Athos e Raoul discendevano. Le profondità della scala sepolcrale erano illuminate da una lampada d'argento, che ardeva sull'ultimo gradino, e proprio al disopra di quella lampada stava un catafalco sostenuto .da cavalietti di quercia e coperto d'un largo mantello di velluto violetto seminato di gigli d'oro. Il gio.-vine, disposto a quella scena maliconica dal proprio cuore pieno di tristezza, dalla maestà della chiesa, che aveva attraversata, era disceso a passo lento e solenne, e stava ritto colla testa scoperta in faccia a quella spoglia mortale dell'ultimo re, che non doveva andar a raggiungere i suoi avi che allorquando fosse egli stesso raggiunto dal suo successore, e che sembrava che colà riposasse per dire all'orgoglio umano, talvolta così facile ad esaltarsi sul trono:
   — Polvere terrestre, ti attendo !
   Vi fu un momento di silenzio.
   Indi, Athos alzò la mano, ed accennando col dito il feretro, aisse:
   — Quell'incerto sepolcro è d'un uomo debole e senza grandezza, che ebbe però un regno pieno di grandiosi avvenimenti; si è che al disopra di quel re vegliava lo spirito d'un altro uomo, come quella lampada veglia al disopra di quella bara e l'illumina. Quello era il vero re, o Raoul; l'altro non era che un fantasma dà esso animato. Eppure, tanto è possente la maestà monarchica fra noi, che quell'uomo non ebbe neppure l'onore di una tomba ai piedi di colui per la gloria del quale logorò la sua vita ; perchè quell'uomo, o visconte, tenetevelo bene in mente, se fece piccolo quel re, ha fatta grande la dignità reale, e nel palazzo del Louvre vi sono rinchiuse due cose : il re che muore e la dignità reale, che non muore mai. Quel regno è terminato, Raoul ! quel ministro tanto temuto, tanto odiato dal suo padrone, è disceso nella tomba, trascinando con sè il re che non voleva lasciar vivere da solo, per tema, senza dubbio, che distruggesse l'opera sua, poiché un re non edifica che quando ha presso di sè il suo Dio, ossia lo spirito di Dio. Allora, però, tutto il mondo ritenne la morte del cardinale come una liberazione, ed io stesso, tanto sono ciechi i contemporanei, ho qualche volta scandagliato i