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Venti anni dopo (volume 1)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Teves Editori Milano, 1929, pagine 264

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   disegni di quel grand'uomo che teneva la Francia in sua mano, e che, a seconda che la stringeva o la apriva, la soffocava o le dava aria a suo agio. Se egli non mi ha stritolato, coi miei amici, nella sua collera terribile, fu senza dubbio perchè io possa dirvi oggi: Raoul, sappiate sempre distinguere il re dalla dignità reale ; il re non è che un uomo, la dignità reale è lo spirito di Dio. Quando vi nascerà dubbio sulla persona cui dovete servire, abbandonate l'apparenza materiale per il principio invisibile, perchè il principio invisibile è tutto. Dio solo ha voluto rendere questo principio palpabile, incarnandolo in un uomo. Raoul, mi sembra di vedere il vostro avvenire come attraverso ad una nube. Esso sarà migliore del nostro, credo. Al contrario di noi, che abbiamo avuto un ministro senza re, voi avrete un re senza ministro. Voi potrete dunque servire, amare e rispettare il re; se questo re è un tiranno, poiché l'onnipotenza ha la vertigine che la spinge alla tirannia, servite, amate, e rispettate la sovranità, vale a dire la cosa infallibile, cioè lo spirito di Dio sulla terra, cioè la scintilla celeste che fa della polvere una cosa così grande e così santa, che noi altri gentiluomini di nobil razza, tuttavia, siamo così misera cosa davanti a quel cadavere disteso sull'ultimo gradino di questa ecala, come quello stesso cadavere davanti al trono di Dio.
   — Adorerò Dio, o signore, — disse Raoul, — rispetterò la dignità reale, servirò il re, e procurerò, se muoio, che ciò sia in servizio del re, della dignità reale e di Dio. Vi ho io ben compreso?
   Athos sorrise e gli rispose:
   — Voi avete un nobile carattere! ecco la vostra spada.
   Raoul pose un ginocchio a terra.
   — Essa, — disse Athos, — fu portata da mio padre, un leale gentiluomo. La portai io pure e le feci talvolta onore, sia tenendola nel fodero al mio fianco, sia impugnandola. Se la vostra mano è debole ancora per maneggiare questa spada, tanto meglio, Raoul, voi avrete più tempo per apprendere a non isnudarla, se non quando dovrà essere impugnata per il giusto diritto.
   — Signore, — disse Raoul, ricevendo la spada dalla mano del conte, — io vi debbo tutto; questa 6pada però è il più prezioso dono che mi abbiate fatto. Io la cingerò, ve lo giuro, da uomo riconoscente.
   Ed appressò le sue labbra all'impugnatura, che baciò con rispetto.