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XXV.
Uno dei quaranta mezzi di evasione del signor di BeAUFORT.
Frattanto il tempo volava per il prigioniero come per coloro che si occupavano della sua fuga; solo per lui volava più lentamente. Tutto al contrario degli altri uomini che prendono con ardore una risoluzione pericolosa, e che si raffreddano mano a mano che il momento di porla in atto si avvicina, il duca di Beaufort, il di cui ardente coraggio era proverbiale, e che aveva trascinato ' cinque anni nell'inazione, sembrava spingere il tempo avanti a se, e invocava con tutti i suoi voti l'ora dell'azione. Vi era nella sola sua evasione, prescindendo dai propositi che nutriva per l'avvenire, ancora molto vaghi ed incerti, un principio di vendetta che gli allargava il cuore. Sulle prime la sua fuga sarebbe stata un cattivo affare pel signor di Chavigny, che aveva imparato ad odiare a causa delle piccole sevizie a cui l'aveva sottoposto; indi un affare ancor più cattivo contro Mazarino, che aveva preso ad esecrare a cagione dei grandi rimproveri che sempre gli faceva. Si vede che ogni proporzione era conservata fra i sentimenti che il signor di Beaufort aveva offerto in voto al governatore ed al ministro, al subordinato ed al padrone.
Il signor di Beaufort, che conosceva tanto bene l'interno del Palazzo Reale, che non ignorava le relazioni che passavano tra la regina ed il cardinale, metteva in iscena nella sua prigione tutte quelle farse drammatiche che sarebbero state rappresentate quando corresse la voce dal gabinetto del ministro alla camera d'Anna d'Austria: II signor di Beaufort è fuggito!... Figurandosi tutto ciò a sè stesso, il signor di Beaufort sorrideva dolcemente, si credeva già in libertà, respirando l'aria delle pianure e delle foreste, stringendo un. cavallo vigoroso tra le gambe, e gridando ad alta voce : « Sono libero ! » È vero che, tornando in sè stesso, si trovava ancora fra quattro mura, vedeva a dieci passi da lui La Ramée che volgeva i suoi pollici l'uno in-