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Venti anni dopo (volume 1)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Teves Editori Milano, 1929, pagine 264

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 226 --
   Il duca lo guardò con un sorriso:
   — Sangue di camaleonte ! La Ramée, — esclamò, — sapete voi che se mi si dicesse che in questo momento v'ha in Francia un uomo più felice di voi, non lo crederei ?
   — E davvero che avreste ragione, — disse La Ramée. — Confesso ingenuamente che allorquando ho fame, non conosco vista più gradevole di una tavola bene imbandita, e se vi aggiungete poi, — continuò La Ramée, — che quello che fa gli onori di questa tavola è il nipote d'Enrico il Grande, allora converrete, o monsignore, che l'onore che ei riceve raddoppia il piacere che sì prova.
   Il principe s'inchinò a sua volta, ed un sorriso impercettibile apparve sul viso di Grimaud, che se ne stava dietro a La Ramée.
   — Mio caro La Ramée, — disse il duca, — non ci siete che voi che sappia fare un complimento come si deve.
   — No, monsignore, — disse La Ramée. nell'effusione dell'animo suo; — no, davvero; io dico quello che penso, non ci sono complimenti in ciò che vi ho detto.
   — Allora mi siete affezionato? — domandò il principe.
   — Tanto, — rispose La Ramée, -— che sarei desolato se Vostra Altezza uscisse da Vincennes.
   — Una maniera abbastanza goffa di testimoniare la vostra afflizione (il principe voleva dire affezione).
   — Ma, monsignore, — disse La Ramée, — che fareste voi fuori? Qualche pazzia che voi sapreste tramare con la corte e vi fareste metter alla Bastiglia, invece di stare a Vincennes. Il signor di Chavigny non è molto amabile, ne convengo, — continuò La Ramée, assaporando un bicchiere di Madera, — ma il signor di Tremblay è molto peggio.
   — Davvero ! — disse il duca che si divertiva della piega che prendeva la conversazione, e che di quando in quando guardava il pendolo, la cui lancetta camminava con una lentezza esasperante.
   ¦— Cosa volete aspettarvi dal fratello d'un capuccino nutrito alla scuola del cardinale di Richelieu ! Ah ! monsignore, credete a me, è una gran buona cosa che la regina, che vi ha sempre voluto bene, almeno da quanto ho sentito dire, abbia avuto l'idea di mandarvi qui, dove 6Ì godon passeggiate, gioco alla palla, buona tavola, aria buona.
   — A udir voi, La Ramée, io sono dunque molto ingrato d'aver pensato un solo momento a fuggire da qui?
   — Oh, monsignore, è il colmo dell'ingratitudine, —