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— Ma, monsignore, se vi lascio fuggire sono un uomo rovinato.
— Ti rimborserò del prezzo della tua carica.
E siete assolutamente deciso di lasciare il castello ? Tutto ciò che potrei dirvi, non vi farebbe cambiare risoluzione ?
— Questa sera voglio esser libero.
E se mi difendo, se chiamo, se grido ?
Parola di gentiluomo, ti uccido.
In quel momento l'orologio suonò.
- Sette ore ! — disse Grimaud, che non aveva ancora pronunziata una parola.
— Sette ore! —- ripetè il duca; — tu vedi che io sono in ritardo.
La Ramée fece una mossa come per quietar la sua coscienza.
Il duca aggrottò le ciglia, ed il bargello sentì la punta del pugnale che, dopo d'aver attraversati i suoi abiti, stava per trapassargli il petto.
— Bene, monsignore, — diss'egli, — ciò basta. Non mi moverò più.
— Affrettiamoci, — disse il duca.
— Monsignore, fatemi una grazia.
— Quale? sbrigati, parla.
— Legatemi ben bene, monsignore.
— E perchè legarti?
-— Perchè non si creda che sia vostro complice.
— Le mani? — disse Grimaud.
- Non davanti, per di dietro, per di dietro!
— Colla vostra cintura, monsignore, — soggiunse La Ramée.
— Ma con che? — riprese il duca.
Il duca si staccò la cintura e la diede a Grimaud, che legò le mani di La Ramée in modo di soddisfarlo.
— I piedi, — disse Grimaud.
La Ramée stese le gambe ; Grimaud prese una salvietta, la fece a liste e legò con esse La Ramée.
— Ora la mia spada, — disse La Ramée; — legatemi la guardia della mia spada.
Il duca strappò uno dei nastri dai suoi calzoni ed appagò il desiderio del suo custode.
— Ora, — disse il povero La Ramée, — mettetemi il bavaglio, io lo voglio; senza di ciò sarei processato perchè