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che tempo ci rivedremo, lo epero, eotto Parigi, ed anche in Parigi forse, ed allora potrete renderci il contraccambio.
Dette queste parole, il duca salutò colla mano, rimise il cavallo al galoppo e scomparve seguito dalla sua scorta, perdendosi tutti di vista nell'oscurità, siccome il rumore nello spazio.
D'Artagnan e Porthos si trovarono soli sulla strada maestra con un uomo che teneva per mano due cavalli.
Credettero che fosse Mousqueton e si avvicinarono.
— Chi vedo! — gridò d'Artagnan; — sei tu, Grimaud?
— Grimaud! — esclamò Porthos.
Grimaud fece segno ai due amici che non s'ingannavano.
— E di chi sono questi cavalli? — chiede d'Artagnan.
— Chi ce li dona? — domandò Porthos.
— Il signor conte de La Fere.
— Athos, Athos, — mormorò d'Artagnan, — voi pensate a tutto, siete un vero gentiluomo.
— Alla buon'ora! — disse Porthos, — avevo timore di essere obbligato a fare la tappa a piedi.
E si pose in sella. D'Artagnan v'era già.
— Ebbene, dove vai, Grimaud? — gli chiese d'Artagnan; — abbandoni il tuo padrone?
— Sì, — rispose Grimaud, — vado a raggiungere il signor visconte di Bragelonne all'armata di Fiandra.
Fecero allora in silenzio alcuni passi sulla strada maestra, recandosi verso Parigi, quando ad un tratto sentirono dei gemiti che pareva uscissero da un fosso.
— Chi si lamenta ? — domandò il guascone.
— È il povero Mousqueton, — rispose Porthos.
— Sì, o signore, sono io, — disse una voce lamentevole, mentre una specie d'ombra s'innalzava sulla sponda della strada.
Porthos corse al suo intendente, al quale era realmente affezionato, e gli disse:
— Saresti forse ferito pericolosamente, mio caro Mouston !
— Mouston ! — soggiunse Grimaud, aprendo tanto d'occhi sbalorditi.
— No, signore, non lo credo, ma sono ferito in un luogo che incomoda molto.
— Allora non puoi montare a cavallo?...
— Ah, signore, cosa mi proponete mai?
— Puoi fare la strada a piedi?
— Procurerò fino alla prima casa.