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— Tenete, — disse Aramis dandogli un luigi.
— Ah ! voi non volete giurare, mio gentiluomo ! — diceva il portinaio crollando la testa.
— Eh, non c'è nulla da giurare; — disse Aramis. — Io vi assicuro soltanto che questi signori qui convenuti a. quest'ora sono nostri amici.
— Certamente, — dissero freddamente Athos, Porthos e d'Artagnan.
D'Artagnan aveva inteso il colloquio e aveva compreso.
— Vedete? — diss'sgli a Porthos.
— Cos'è che devo vedere.
— Che non ha voluto giurare.
— Giurar che cosa?
— Quell'uomo voleva che Aramis gli giurasse che noi non andavamo sulla Piazza Reale per batterci.
— E Aramis non ha voluto giurare?
— No.
— Attenti, allora.
Athos non perdeva di vista i due interlocutori. Aramis aprì la porta e si tirò da parte perchè potessero entrare d'Artagnan e Porthos. Entrando, d'Artagnan impegnò l'impugnatura della sua spada nel cancello e fu costretto di aprire il suo mantello. Aprendolo scoperse il calcio luccicante delle sue pistole, sulle quali si rifletteva un raggio di luna.
— Vedete, — disse Aramis, toccando con una mano la spalla del conte ed indicando coli'altra le armi che il guascone portava alla sua cintura.
— Ohimè ! pur troppo ! — disse Athos con un profondo sospiro.
Ed entrò per il terzo, Aramis entrò l'ultimo e chiuse il cancello dietro di sè. I due staffieri rimasero di fuori; ma come se essi pure diffidassero l'uno dell'altro, restarono a qualche distanza.