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Venti anni dopo (volume 2)

Alessadro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori Milano, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 11 —
   signor abate d'Herblay. Io agii del pari lealmente con voi, e voi avete abusato della mia lealtà.
   — Siete strano davvero, o signore, —- disse Aramis; — siete venuto a trovarmi per farmi proposizioni, ma me le avete voi fatte? No; mi avete unicamente scandagliato, ecco tutto. Ebbene, che cosa vi dissi? che Mazarino era un grosso tanghero, e che io non servirei Mazarino. Ecco qui tutto. Vi ho detto poi che non ne servirei un altro ? Al contrario: vi feci capire, mi sembra, che ero per i principi. Se non m'inganno, abbiamo pure piacevolmente scherzato sul caso probabilissimo che voi riceveste dal cardinale l'incarico di arrestarmi. Eravate uomo di partito? Sì, senza dubbio. Ebbene, perchè non potremo essere noi pure persone di partito? Voi avevate il vostro segreto siccome noi avevamo il nostro ; non ce li siamo scambiati, tanto meglio : ciò prova che sappiamo custodirli.
   — Di nulla vi rimprovero, o signore, — riprese il luogotenente dei moschettieri, — esamino solamente il vostro procedere, perchè il signor conte de La Fère ha parlato d'amicizia.
   — E che vi trovate? — chiese l'abate d'Herblay con alterigia.
   Il sangue salì subito alle tempia di d'Artagnan, che si
   alzò e rispose:
   — Trovo che il vostro procedere è degno di un allievo di gesuiti.
   Vedendo il luogotenente alzarsi, Porthos 6'alzò egli pure. I quattro uomini si trovavano dunque in piedi e minacciosi, gli uni in faccia agli altri.
   Alla risposta di d'Artagnan, Aramis fece un moto come per portare la mano alla spada.
   Athos lo fermò, e disse:
   — D'Artagnan, voi questa sera siete ancora furibondo per la nostra avventura di ieri. D'Artagnan, vi credevo di cuore ancor più grande, perchè un'amicizia di vent'anni dovesse essere superiore ad una sconfitta d'amor proprio di un quarto d'ora. Spiegatevi chiaramente con me.. Credete d'aver qualche cosa da rimproverarmi? S'io sono in fallo, o d'Artagnan, lo confesserò.
   La voce grave ed armoniosa di Athos, aveva sempre 6opra d'Artagnan la sua antica influenza, mentre quella d'Aramis lo irritava, fatta stridula e chiassosa ne' momenti di cattivo umore. Quindi rispose ad Athos:
   — Credevo, signor conte, che voi aveste a farmi una