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Venti anni dopo (volume 2)

Alessadro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori Milano, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 18 - -
   raccontava tutto ciò che sapeva, amplificando anche le nozioni sul giovane gentiluomo.
   Frattanto Raoul scriveva:
   « Signore,
   a Dopo quattro ore di cammino mi fermo per scrivervi, perchè la vostra assenza mi fa sbagliare ad ogni istante, e sono sempre pronto a voltar la testa indietro come per rispondervi quando parmi che parliate. 'Sono rimasto così stordito della vostra partenza e così accorato per la nostra separazione che non ho potuto che esprimervi debolmente la tenerezza e la riconoscenza che provavo per voi. Me ne scuserete, o signore, perchè il vostro cuore è tanto generoso che avrete compreso tutto quanto succedeva nel mio. Scrivetemi, o signore, ve ne prego; i vostri consigli formano una parte della mia esistenza, eppoi, oso dirvelo, sono inquieto ; mi sembrò che vi accingeste voi stesso a qualche pericolosa spedizione, sulla quale non ho osato interrogarvi, perchè voi non'me ne avete parlato. Voi lo vedete, ho dunque gran bisogno d'aver vostre notizie. Da che voi non siete più con me, temo sempre di sbagliare. Voi mi sostenevate validamente, signore, ed oggi, ve lo giuro, mi trovo troppo 6olo.
   oc Avreste la compiacenza, ricevendo notizie da Blois, di farmi menzione della mia piccola amica madamigella de la Vallière, la cui salute, voi lo sapete, poteva dare qualche inquietudine all'epoca della nostra partenza. Voi comprendete, signore, e caro protettore, come i ricordi del tempo passato con voi mi sono preziosi e indispensabili. Spero che talvolta voi pure penserete altrettanto di me, e se qualche momento voi provate un vuoto, se sentite un piccolo dispiacere per la mia lontananza, sarà colmo di gioia apprendere che voi sentiste il mio affetto e la mia devozione per voi, e che seppi farvelo comprendere durante il tempo ch'ebbi l'onore di vivere al vostro fianco ».
   Terminata questa lettera, Raoul si sentì più tranquillo, guardò se l'oste ed Oliviero non lo spiassero, e depose un bacio su quel foglio, muta e commovente carezza che il cuore d'Athos era capace di indovinare aprendo la lettera.
   Durante quel tempo, Oliviero aveva bevuto la sua bottiglia e mangiato il pasticcio ; i cavalli pure si erano rinfrescati. Raoul fece segno all'oste di avvicinarsi, gettò uno