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Venti anni dopo (volume 2)

Alessadro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori Milano, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 26 - -
   isolate ed andavano a rifugiarsi n^lle città forti che loro promettevano un sicuro asilo. Arras era ingombro di fuggiaschi ! Si parlava d'una prossima battaglia che doveva essere decisiva, poiché il Principe aveva sino a quel punto tenuto a bada l'inimico nell'aspettativa de' rinforzi che alla fine gli erano giunti. I giovani si congratulavano di essere giunti così a tempo opportuno.
   Cenarono insieme e dormirono nella stessa camera.
   Essi erano sull'età della pronta amicizia, loro sembrava di conoscersi dalla nascita e che sarebbe loro impossibile di lasciarsi mai.
   La serata fu trascorsa parlando di guerra; i lacchè lucidarono le armi; i giovani caricarono le pistole in caso di guerriglia; e si risvegliarono disperati, avendo entrambi sognato d'essere arrivati troppo tardi per poter partecipare alla battaglia.
   Al mattino si sparse la voce che il principe di Condé aveva sgombrato Béthune per ritirarsi sopra Carvin, lasciando però una guarnigione in quella prima città. Ma siccome una tale notizia nulla presentava di positivo, i giovani si decisero di continuare la loro strada verso Béthune, salvo quando fossero in viaggio, a volgere a diritta e marciare sopra Carvin.
   L'aio del conte de Guiche conosceva perfettamente quei luoghi ; in conseguenza egli propose di prendere una strada traversa che teneva il mezzo tra quella strada di Lens e quella di Béthune. Ad Ablain prenderebbero poi informazioni. Fu lasciato un itinerario per Grimaud.
   Verso le sette si misero in cammino.
   De Guiche che era giovane e avventato diceva a Raoul :
   — Eccoci qua tre padroni e tre servitori ; i nostri sono bene armati ed il vostro mi pare abbastanza ostinato.
   — Io non li ho mai visti all'opera, — rispose Raoul, — ma il mio è Bretone, e ciò promette bene.
   — Sì, è vero, — rispose de Guiche, — e sono certo che saprà sparare il moschetto se occorre ; quanto a me ho due uomini valenti, che hanno guerreggiato con mio padre; noi dunque rappresentiamo sei combattenti ; se noi trovassimo una piccola schiera di partigiani uguali alla nostra di numero, noi non li caricheremo, Raoul?
   — Sicuro, signore, — rispose il visconte.
   — Olà giovinotti, olà! —- disse l'aio, unendosi alla conversazione, come vi lasciate trasportare, acciderba ! e le istruzioni che mi furono impartite, signor conte? Di-