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uesto cavaliere vi chiedesse notizie di un giovane montato *opra un cavallo sauro seguito da uno staffiere, di dirgli che effettivamente mi avete veduto, ma che continuai la naia strada, e che conto di pranzare a Mazingarbe e di dormire a Cambrin. Questo cavaliere è il mio servitore.
_ Non sarebbe meglio, e per maggior sicurezza, che gli
domandassi il suo nome e gli chiedessi il vostro ? — rispose l'oste.
— Avete ragione, è meglio abbondare in precauzioni, — soggiunse Raoul; — mi chiamo il visconte di Bragelonne ed il mio staffiere Grimaud.
In quel mentre giungeva il ferito da un lato ed il monaco dall'altro; i due giovani si ritirarono per lasciar passare la barella; il monaco per parte sua scendeva dalla sua mula ed ordinava che la si conducesse alla scuderia, senza levarle la sella.
— Signor frate, — disse de Guiche, — confessate a dovere questo brav'uomo, e non vi date pensiero nè per la vostra spesa, nè per quella della vostra mula: tutto è pagato.
— Grazie, signore, — rispose il monaco con uno di quei sorrisi che avevano fatto fremere il visconte di Bragelonne.
— Venite, conte, — disse Raoul, che per istinto sembrava non potesse sopportare la presenza dell'Agostiniano; — venite, qui sto male.
— Ancora una volta, mille grazie, miei giovani e bei signori, — disse il ferito; — non mi dimenticate nelle vostre preghiere!
— Siate tranquillo! — rispose de Guiche, spronando il cavallo per raggiungere Bragelonne ch'era già venti passi avanti.
In quella entrava in casa la barella portata dai due staffieri. L'oste e sua moglie, ch'era accorsa, stavano in piedi sui gradini della scala. Sembrava che il misero ferito soffrisse atroci dolori, eppure non si occupava che di sapere se il monaco lo seguisse. Alla vista di quell'uomo pallido e insanguinato, la donna prese fortemente il braccio del marito.
— Ebbene che cos'è? — chiese costui. — Ti senti male, per caso ?
— No, ma osserva, — disse l'ostessa mostrando il ferito a suo marito.
— Capperi! — rispose costui, — mi sembra molto malato.