Stai consultando: 'Venti anni dopo (volume 2) ', Alessadro Dumas (padre)

   

Pagina (44/275)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (44/275)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Venti anni dopo (volume 2)

Alessadro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori Milano, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   — 42 - -
   -— Fintanto che colpii in nome della legge e della giustizia, il mio stato mi lasciò dormire tranquillo, protetto com'ero dalla giustizia e dalla legge; ma da quella terribile notte in cui servii di strumento ad una vendetta particolare, in cui alzai con odio il ferro sopra una creatura del Signore, da quel giorno...
   Il carnefice si fermò, scuotendo la testa con aria desolata.
   -— Parlate, — disse il monaco che si era seduto ai piedi del letto e che cominciava a pigliar interesse ad una narrazione che s'annunziava in modo così strano.
   — Ah ! — esclamò il moribondo con uno slancio di puro dolore da molto tempo compresso e che finalmente poteva sfogarsi ; — ah ! mi sono pure provato a soffocare i miei rimorsi con vent'anni di opere buone; ho spogliato della loro naturale ferocia coloro che versano sangue ; in ogni occasione esposi la mia vita per salvare la vita a coloro che erano in pericolo, e conservai al mondo delle umane esistenze in luogo di quelle che gli ho rapite. Ma qui non è tutto: ho distribuito ai poveri i beni acquistati nell'esercizio della mia professione, mi sono fatto assiduo alle funzioni della Chiesa, le persone che mi fuggivano si sono abituate a vedermi. Tutti mi hanno perdonato, qualcuno anzi mi ha amato, ma credo che Dio non mi abbia perdonato, no, perchè la rimembranza di quella esecuzione m'insegue senza posa, ed ogni notte mi par di vedere levarsi davanti a me lo spettro di quella donna.
   — Una donna! è dunque una donna che avete assassinata ? — gridò il monaco.
   — E voi pure; — esclamò il carnefice, — voi pure vi servite di questa parola che rintrona continuamente al mio orecchio? Assassinata ! l'ho dunque assassinata e non giustiziata? Sono dunque un assassino e non un giustiziere?
   E chiuse gli occhi, emettendo un gemito.
   Il monaco temeva certamente che morisse senza dirgli di più, onde riprese vivamente:
   -— Continuate, io non so niente, e quando avrete terminato il vostro racconto, il Signore ed io giudicheremo.
   — Oh ! padre mio ! — ripigliò il carnefice senza riaprir gli occhi, come se temesse di veder qualche oggetto spaventoso, — è sopratutto di notte quand'io .attraverso qualche fiume che questo terrore, che io non so reprimere, aumenta : mi sembra allora che la mia mano diventi greve, come se tenesse ancora il coltellaccio; che l'acqua si colori di sangue, e che tutte le voci della natura, i rumori degli alberi, i