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era stata la causa della morte di mio fratello. Oh ! padre ! padre! non mi guardate in tal modo. Oh! sono dunque molto colpevole! voi dunque non mi perdonerete!
Il monaco addolcì la sua espressione e disse :
— Sì, sì, vi perdonerò se mi dite tutto!
— Oh! — gridò il carnefice, — tutto, tutto, tutto!
—- Allora rispondetemi. S'ella sedusse vostro fratello... voi dite che l'ha sedotto, non è vero?
— Sì.
— S'ella cagionò la sua morte... avete detto che ha causata la sua morte.
— Sì, — ripetè il carnefice.
— Allora dovete sapere il suo nome di fanciulla.
— Oh, mio Dio! -— disse il carnefice, — mio Dio! mi pare che stia per morire. L'assoluzione padre mio, l'assoluzione !
— Dimmi il suo nome! — gridò il monaco, — e te la darò.
— iSi chiamava... mio Dio, abbiate pietà di me! — mormorò il carnefice. E si lasciò andare sul suo letto, pallido, tremante, come un uomo vicino a morire.
— Il suo nome ! — ripetè il monaco, curvandosi su di lui come per strappargli quel nome che non voleva dire; — il suo nome!... parla, od io non ti dò l'assoluzione!
Sembrava che il moribondo raccogliesse tutte le sue forze. Gli occhi del monaco scintillavano.
— Anna di Bueil, — mormorò il ferito.
— Anna di Bueil ! hai veramente detto Anna di Bueil ! non è vero?
— Sì, sì, era il suo nome, ed ora assolvetemi, perchè muoio.
— Io assolverti! — gridò il prete con un riso che fece rizzare i capelli sul capo del moribondo, — io assolverti ! io non sono sacerdote!
— Non siete sacerdote, ma chi siete allora?
— Te lo dico subito, miserabile !
— Ah, signore, mio Dio!
— Io sono Giovanni Francesco de Winter.
— Non vi conosco! — esclamò il carnefice.
— Aspetta, aspetta, e mi conoscerai; sono Giovanni Francesco de Winter, — ripetè il monaco, — e quella donna...
— Ebbene, quella donna J
— Era mia madre!