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Venti anni dopo (volume 2)

Alessadro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori Milano, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 49 - -
   Molti curiosi seguivano, attratti dalla curiosità : il rumore dello strano avvenimento cominciava a diffondersi.
   Il chirurgo si avvicinò al moribondo che sembrava svenuto ; e disse scuotendo il capo in modo significante :
   — Bisogna prima di tutto €6trarre il ferro dal petto.
   Grimaud si ricordò la profezia fatta dal ferito e volse
   altrove gli occhi.
   Il chirurgo aprì il giustacuore, lacerò la camicia e denudò il petto. Il ferro, come dicemmo, era immerso fino al manico.
   Il chirurgo lo prese per l'estremità dell'impugnatura; di mano in mano che lo estraeva, il ferito apriva gli occhi con una terrificante immobilità. Quando la lama fu estratta interamente dalla piaga, comparve 6ulla bocca del ferito una schiuma rossastra e quando respirò, un torrente di sangue uscì dall'orifizio della ferita; il moribondo fissò lo sguardo sopra Grimaud con singolare espressione, mandò un rantolo soffocato e spirò sul momento.
   Allora Grimaud, raccolto il pugnale lordo di sangue, che giaceva nella stanza inorridendo tutti, pagò la spesa con generosità degna del suo padrone, e rimontò a cavallo.
   Grimaud a tutta prima aveva pensato di ritornarsene direttamente a Parigi, ma pensò all'inquietudine in cui la sua prolungata assenza avrebbe posto Raoul ; si rammentò che Raoul non era che a due leghe dal luogo in cui trova-vasi egli stesso, che in un quarto d'ora sarebbe vicino a lui, che fra andata e ritorno e spiegazione non occorrerebbe che un'ora ; pose il suo cavallo al galoppo, e dieci minuti dopo scendeva al Mulo coronato, l'unico albergo di Mazingarbe. Alle prime parole scambiate coli'oste acquistò la certezza che aveva raggiunto colui che cercava.
   Raoul era a tavola col conte de Guiche ed il suo aio, ma la funesta avventura del mattino aveva impressa ai due giovani una tristezza che l'allegria del signor d'Arminges, più filosofo di essi, per la grande abitudine che aveva a quegli spettacoli, non valeva affatto a dissipare dalle loro fronti.
   Improvvisamente si aprì la porta, e si presentò Grimaud, pallido, impolverato ed ancora lordo del sangue del disgraziato ferito.
   — Grimaud, mio buon Grimaud, — esclamò Raoul, — eccoti finalmente! Scusatemi signori, questo non è uno staffiere, ma un amico.
   Ed alzandosi e correndogli incontro, continuò:
   Dumas. Venti anni dopo. — II
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