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— non l'avevo detto io che quel monaco mi faceva l'effetto
^ Due limiti dopo 6'intese nella strada il galoppo di un cavallo. Raoul corse alla finestra.
Era Grimaud che riprendeva la strada di Parigi. Salutò il visconte agitando in aria il cappello e scomparve tosto all'angolo della strada.
Grimaud in viaggio riflettè a due cose: la prima, che stante la velocità con cui andava, il cavallo non poteva fare più di dieci leghe; la seconda, che non aveva danaro. Ma Grimaud aveva tanto più immaginazione quanto meno parlava.
Alla prima stazione che arrivò vendè il cavallo, e col danaro del cavallo prese un cavallo di ricambio.
XXXVII. La vigilia della battaglia.
Raoul fu tolto dalle cupe riflessioni dall'oste che entrando precipitosamente nella stanza ove successe la scena che abbiamo narrata, si mise a gridare:
— Gli Spagnuoli ! gli Spagnuoli !
Quel grido era molto grave, perchè ogni preoccupazione desse luogo a quella che esso doveva cagionare. I giovani domandarono alcune informazioni ed appresero che il nemico effettivamente si avanzava da Houdain e Béthune.
Mentre che il signor d'Arminges dava gli ordini perchè i cavalli, che si riposavano, fossero immediatamente insellati per partire, i due giovani salirono al piano più alto della casa per guardare dalle finestre che dominavano i dintorni, e realmente videro spuntare dal lato di Mersin e di Sain numerosi corpi di fanteria e di cavalleria. Questa volta non era più una truppa nomade di partigiani, ma un'intera armata.
Non vi era dunque altro partito da prendere che seguire le sagge istruzioni del signor d'Arminges e battere in ritirata.
I giovani discesero rapidamente. Il signor d'Arminges era già a cavallo. Oliviero teneva a mano le cavalcature dei