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Venti anni dopo (volume 2)

Alessadro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori Milano, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   —- 212 —
   canto. Ora ei aprono le porte, e fra cinque minuti essi saranno qui.
   _ Laporte, — disse la regina, — se metteste uno dei
   vostri figli al posto del re, noi potremo partire nel frattempo.
   — Se Sua Maestà lo comanda, — -ulsse Laporte, — i miei figli al pari di me, sono al servizio della regina.
   — No, per carità, — disse d'Artagnan, — poiché se qualcuno di loro conosce Sua Maestà e s'accorge del sotterfugio, tutto sarà perduto.
   — Voi avete ragione, signore, avete sempre ragione, — disse Anna d'Austria. — Laporte mettete a letto il re.
   Laporte pose il re, tal quale trovavasi, bello e vestito, nel letto, poi lo coprì con le coperte fin sulle spalle. La regina, curvatasi su lui, lo baciò in fronte.
   — Mostrate di dormire, Luigi, — diss'ella.
   — Sì, ma non voglio che alcuno di coloro mi tocchi.
   — 8ire, io sarò presente, — disse d'Artagnan, — e vi garantisco che il primo che avesse tale audacia la pagherebbe con la vita.
   — Ed ora che s'ha da fare? — domandò la regina, — perchè li sento.
   — Signor Laporte, andate loro incontro, e raccomandate di nuovo il silenzio. Madama, aspettate là alla porta. Io sto al capezzale del re, pronto a morir per lui.
   Laporte uscì, la regina stette ritta vicino alla tappezzeria, d'Artagnan si cacciò dentro le cortine... Poi s'udì il passo sordo e misurato d'una gran folla di uomini; Anna stessa sollevò la cortina ponendosi un dito sulla bocca.
   Vedendo la regina, tutti si fermarono rispettosi.
   — Entrate, signori, entrate, — disse la regina.
   Vi fu in tutti coloro un moto d'esitanza che somigliava a vergogna: si aspettavano la resistenza, credevano d'esser contrastati, di dover spezzare i cancelli e rovesciare le guardie, mentre i cancelli s'erano aperti da soli, ed il re, almeno ostensibilmente non aveva al capezzale altre persone che sua madre.
   Coloro che stavano davanti balbettarono e tentarono di indietreggiare.
   — Entrate dunque, signori, giacché la regina lo permette. Allora uno più ardito degli altri, osò varcare la soglia, e s'avanzò piano piano, sulla punta dei piedi. Tutti gli altri lo imitarono, e la camera s'empiè, poco a poco, e con tal silenzio come se coloro fossero i più umili e più