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La regina, benché fosse occupata in mille minuzie, cercava cogli occhi d'Artagnan, ma il Guascone s'era già immerso nuovamente tra la folla colla sua abituale prudenza.
— Facciamo l'avanguardia, — disse d'Artagnan a Porthos, — e pensiamo noi a procurarci dei buoni alloggi, se no nessuno baderà ai fatti nostri. Sono stanco morto.
— Ed io, — disse Porthos, — casco dal sonno. E dire che non abbiamo avuto la minima battaglia. È proprio vero che i Parigini sono sciocchi.
— Non sarebbe meglio dire che noi slam piuttosto scaltri? — disse d'Artagnan.
Può darsi.
— E la vostra mano come sta?
— Meglio, ma credete che lo teniamo questa volta?
— Che cosa ?
— Voi, il vostro grado, ed io il mio titolo?
Parola d'onore! ci scommetterei, quasi. D'altronde, se fingeranno di non ricordarsi, rinfrescherò io la loro memoria.
— Si sente la voce della regina, — disse Porthos, — credo che domandi di montar a cavallo.
— Oh! essa lo vorrà, ma...
— Ma, che cosa?
— Ma il cardinale non vuole. Signori, — continuò d'Artagnan, rivolgendosi ai due moschettieri, — accompagnate la carrozza della regina, e non abbandonate le portiere. Noi andremo a far preparare gli alloggi.
E d'Artagnan spronò verso San Germano, accompagnato da Porthos.
— Partiamo, signori ! — disse la regina.
E la carrozza reale si pose in via seguita dalle altre carrozze e da più di cinquanta cavalieri. Giunsero senza alcun sinistro a San Germano ; discendendo dal predellino la regina, trovò il principe che attendeva ritto e col capo scoperto in atto di porgerle la mano.
— Quale risveglio per i Parigini ! — disse Anna d'Austria raggiante.
— È la guerra, — disse il principe.
— Ebbene, sia la guerra. Non abbiamo con noi il vincitore di Rocroy, di Nordlingen e di Lens?
Il principe s'inchinò in segno di ringraziamento.
Erano le tre del mattino. La regina entrò per la prima