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erano tornati a Parigi, e il povero figliuolo trovavasi tutto solo.
In capo a un istante Raoul alzò gli occhi e vide i due cavalieri che lo guardavano; li riconobbe e corse a loro a braccia aperte.
— Ah, siete voi, cari amici? venivate a cercarmi? Mi conducete con voi? Mi recate novelle del mio tutore?
— Non ne avete dunque ricevute? — domandò d'Artagnan al giovine.
— Ah, no, e non so proprio che ne sia accaduto. Sicché ne sono tanto inquieto, da piangere!
Di fatti due grosse lagrime si videro scorrere sulle brune guancie del giovane.
Porthos voltò la testa per non lasciar scorgere sulla sua faccia bonaria ciò che avveniva nel suo cuore.
— Che diavolo ! — disse d'Artagnan più commosso che non fosse mai stato da lungo tempo, — non vi disperate: se non avete ricevute lettere voi dal conte, ne abbiamo ricevuta una noi.
— Oh, davvero ! — esclàmò Raoul.
— Ed anche molto rassicurante, — disse d'Artagnan, vedendo la gioia che quella notizia causava nel giovanotto.
— L'avete? — domandò Raoul.
— Sì, o meglio l'avevo, — disse d'Artagnan fingendo di cercare; aspettate, essa dev'essere là nella mia tasca; egli mi parla del suo ritorno, non è vero Porthos ?
Benché fosse Guascone, d'Artagnan non voleva prendersi tutto per sè il fardello della menzogna.
— Sì, — disse Porthos tossendo.
— Oh, datela a me, — disse il giovane.
— Toh ! l'ho letta poco fa. Sta a vedere che l'ho perduta? Ah! disgrazia, ho la tasca bucata.
— Oh ! sì, signor Raoul, — disse Mousqueton, — la lettera era molto confortante; i signori me l'hanno letta, ed io ho pianto di gioia.
— Ma, almeno signor d'Artagnan, sapete dov'è? — domandò Raoul mezzo rasserenato.
— Ah! ecco, — disse d'Artagnan, — certo che lo so. Perdio! ma è un mistero.
— Non per me, spero.
— No, non per voi, perciò voglio dirvi dov'è.
Porthos guardava d'Artagnan con tanto d'occhi meravigliati.