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— Dove diavolo devo dire che è, perchè non si provi d'andarlo a prendere? — mormorò d'Artagnan.
— Or dunque, dov'è signore? — domandò Raoul con voce dolce e carezzosa.
— È a Costantinopoli !
— Presso i Turchi ! — esclamò Raoul spaventato. — Mio Dio cosa dite mai?
— Perchè la cosa vi spaventa? — disse d'Artagnan. — Ohibò ! che sono mai i Turchi di fronte a degli uomini come il conte di La Fere e l'abate d'Herblay?
— Ah! il suo amico è con lui, — disse Raoul, — ciò mi rassicura un poco.
— Ha dello spirito questo diavolo di d'Artagnan! — disse Porthos molto meravigliato dell'astuzia del suo amico.
— Ora, — disse' d'Artagnan a cui premeva cambiar discorso, — ecco cinquanta doppie che il signor conte vi invia per mezzo dello stesso corriere. Mi immagino che non abbiate più danaro e che vi siano gradite.
— Ho ancora venti doppie, signore. *
— Bene, prendete .anche queste ; così ne avrete settanta.
— E se ne volete di più... — disse Porthos, mettendo la mano al borsellino.
— Grazie, — disse Raoul, arrossendo, — mille volte grazie, signore.
In quel mentre apparve Oliviero.
— A proposito, — disse d'Artagnan, in modo che lo staffiere lo udisse, — siete contento di Oliviero ?
— Sì, abbastanza.
Oliviero finse di non aver inteso ed entrò nella tenda.
— Cosa avete da rimproverare a quel briccone?
— È ghiottone, — disse Raoul.
— Oh, signore! — esclamò Oliviero, comparendo all'udir quell'accusa.
— È anche un po' ladro.
— Oh ! signore, oh !
— Ma in special modo è assai poltrone.
— Oh ! oh ! oh ! signore, voi mi disonorate, — disse Oliviero.
— Canchero! — ttisse d'Artagnan, — imparate, mastro Oliviero, che delle persone come noi non vogliono per servi dei pigracci. Rubate al vostro padrone, mangiate i suoi dolci, bevete il suo vino, ma, corpo di Bacco ! non siate poltrone, altrimenti vi taglio le orecchie. Guardate il signor Mouston, ditegli di mostrarvi le ferite onorabili