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Venti anni dopo (volume 2)

Alessadro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori Milano, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 236 —.
   città ceduta da Carlo I alle truppe del Parlamento, al pari d'Oxford e Newart, che nutrivano ancora per lui speranza
   d'un componimento.
   All'una dei le estremità del campo, presso un'immensa tenda colma d'ufficiali scozzesi, faccolti in una specie di consiglio presieduto dal vecchio conte Loeven, loro capo, un uomo vestito da cavaliere dorme disteso sul terreno e tiene la destra sulla spada.
   Cinquanta passi più lungi, un altro uomo, vestito pur da cavaliere, ciarla con una sentinella scozzese, e grazie alla sua conoscenza che aveva, benché straniero, della lingua inglese, comprende le risposte che gli fa il suo interlocutore nel dialetto della contea di Perth.
   Suona un'ora del mattino alla città di Newcastle; il dormiente si sveglia, e fatti i gesti d'un uomo che apre gli occhi scuotendosi da un sonno profondo, guarda attentamente intorno a sè, e vedendosi solo, si leva, e fatto un giro, sta per mettersi vicino al cavaliere che parla con la sentinella. Questi aveva finite senza dubbio le proprie interrogazioni, poiché, un momento dopo, egli si congedò da quell'uomo e seguì senz'affettazione la stessa strada del primo cavaliere che abbiamo visto passare.
   All'ombra di una tenda posta sulla strada, l'altro aspettava.
   — E così, amico mio? — gli disse nel più puro francese che siasi parlato da Rouen a Tours.
   — E così, non v'è tempo da perdere e bisogna avvertire il re.
   — Che cosa succede?
   — Ci vorrebbe troppo tempo a dirvelo. D'altronde lo saprete fra poco, e la menoma imprudente parola potrebbe rovinare tutto. Andiamo a trovare milord de Winter.
   E tutti e due s'incamminarono verso la parte opposta del campo; ma siccome il campo-non occupava che cinquecento passi quadrati, giunsero ben presto alla tenda di colui che cercavano.
   — Il vostro padrone dorme qui, Tomy? — disse in inglese uno dei cavalieri a un servo sdraiato in un primo scompartimento che serviva d'anticamera.
   — No, signor conte, — rispose il servo, — non credo, o almeno sarà da ben poco tempo, perchè camminò per più di due ore dopo aver abbandonato il re, e il rumor de' suoi passi non cessò che da dieci minuti, poi, — aggiunse il