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Venti anni dopo (volume 2)

Alessadro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori Milano, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 237 —.
   servo, levando la portiera della tenda, — potete vederlo anche voi.
   Difatti de Winter stava seduto dinanzi ad una apertura praticata a mo' di finestra, che lasciava penetrar l'aria della notte, e attraverso alla quale seguiva cogli occhi mestamente il corso della luna, che, come abbiam detto, na-scondevasi in mezzo a grosse e nere nubi.
   I due amici s'accostarono a de Winter che, colla testa appoggiata alla mano, guardava il cielo; egli non li intese arrivare, e rimase nella stessa attitudine, finche si sentì mettere una mano sulla spalla. Allora si volse, riconobbe Athos ed Aramis, e stese loro la mano.
   — Avete voi notato come la luna è color di sangue stasera? — diss'egli.
   — No, — disse il conte de La Fere, — mi sembra come al solito.
   — Guardate, cavaliere, — disse de Winter.
   — Vi confesso che io sono come il conte di La Fere e che non vi vedo nulla di particolare.
   — Conte, — disse Athos, — in una posizione precaria come la nostra bisogna esaminare la terra e non il cielo. Avete studiato, o conte, i nostri Scozzesi? ne siete sicuro?
   — Gli Scozzesi ? — domandò de Winter, quali Scozzesi ?
   — Eh, i nostri, perdio ! — disse Athos, — coloro ai quali il re si è confidato, gli Scozzesi del conte di Loeven.
   — No, — disse de Winter; poi aggiunse: — Così, ditemi, voi non vedete al par di me quella tinta rossastra che colora il cielo?
   — Neanche per sogno, — dissero insieme Athos ed Aramis.
   — Ditemi, — continuò de Winter sempre ossessionato dalla stessa idea, — non è tradizione in Francia che il giorno in cui fu assassinato Enrico IV che giocava agli scacchi col signor di Bassompierre, vide delle macchie di sangue sullo scacchiere?
   — Sì, — disse Athos, — ed il maresciallo l'ha raccontato venti volte pure a me.
   — È proprio così, — mormorò de Winter, — e il giorno dopo Enrico IV fu ucciso.
   — Ma. quale rapporto ha con voi, conte, questa visione di Enrico IV ? — domandò Aramis.
   — Nessuna, signori, davvero, ed io non posso intrattenervi in simili discorsi, quando la vostra entrata nella