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— Ali ! — disse il re, — sono stato ingiueto, ed ecco aui ancora, se non un amico, almeno un essere che mi ama T, mi sarai fedele, non è vero Arthus ?
E come se avesse inteso quelle parole, il cavallo accostò le nari fumanti al viso del re, sollevando le labbra e mostrando allegramente i suoi denti bianchi.
— Sì, sì, — disse il re accarezzandolo colla mano • _sì
Arthus, va bene, io sono contento di te.
E con quella leggerezza che faceva del re uno dei migliori cavalieri d'Europa, Carlo si pose in sella, e volgendosi ad Athos, Aramis e de Winter:
— Vi aspetto, o signori, — diss'egli.
Ma Athos stava ritto, immobile, cogli occhi fissi e la mano tesa verso una linea nera che seguiva la linea della Tyne, che stendevasi in una lunghezza doppia di quella del campo.
— Che vuol dire quella linea? — disse Athos, al quale le ultime tenebre della notte, che lottavano coi primi. raggi del giorno, non permettevano di distinguere bene. — Che cos'è quella linea ? non l'ho veduta ieri.
— È nebbia, senza dubbio, che s'innalza sul fiume, — disse il re.
— Sire, è qualche cosa di più compatto del vapore.
— Difatti vedo come una barriera rossastra, — disse de Winter.
— È il nemico che esce da Newcastle e ci circonda, — esclamò Athos.
— Il nemico! — disse il re.
— Sì, il nemico. È troppo tardi: guardate, guardate! sotto quel raggio di sole, là dalla parte della città, vedete voi luccicar le cotte di ferro?
'Così chiamavansi i corazzieri, di cui Cromwell aveva formato le sue guardie.
— Ah, — disse il re, — sapremo s'egli è vero che gli scozzesi mi tradiscono.
— Che volete fare, o sire? — esclamò Athos.
— Dar ordine di far impeto, e passar con essi sul ventre di quegli sciagurati ribelli.
Ed il re, spronando il cavallo si slanciò verso la tenda del conte di Loeven.
— Seguiamolo, — disse Athos.
— Andiamo, — disse Aramis.
— Toh ! che il re sia ferito ? — disse de Winter, — vedo a terra delle macchie di sangue.
Dumas, venti anni dopo. — II 13