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Venti anni dopo (volume 2)

Alessadro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori Milano, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 241 —.
   — Ali ! — disse il re, — sono stato ingiueto, ed ecco aui ancora, se non un amico, almeno un essere che mi ama T, mi sarai fedele, non è vero Arthus ?
   E come se avesse inteso quelle parole, il cavallo accostò le nari fumanti al viso del re, sollevando le labbra e mostrando allegramente i suoi denti bianchi.
   — Sì, sì, — disse il re accarezzandolo colla mano • _sì
   Arthus, va bene, io sono contento di te.
   E con quella leggerezza che faceva del re uno dei migliori cavalieri d'Europa, Carlo si pose in sella, e volgendosi ad Athos, Aramis e de Winter:
   — Vi aspetto, o signori, — diss'egli.
   Ma Athos stava ritto, immobile, cogli occhi fissi e la mano tesa verso una linea nera che seguiva la linea della Tyne, che stendevasi in una lunghezza doppia di quella del campo.
   — Che vuol dire quella linea? — disse Athos, al quale le ultime tenebre della notte, che lottavano coi primi. raggi del giorno, non permettevano di distinguere bene. — Che cos'è quella linea ? non l'ho veduta ieri.
   — È nebbia, senza dubbio, che s'innalza sul fiume, — disse il re.
   — Sire, è qualche cosa di più compatto del vapore.
   — Difatti vedo come una barriera rossastra, — disse de Winter.
   — È il nemico che esce da Newcastle e ci circonda, — esclamò Athos.
   — Il nemico! — disse il re.
   — Sì, il nemico. È troppo tardi: guardate, guardate! sotto quel raggio di sole, là dalla parte della città, vedete voi luccicar le cotte di ferro?
   'Così chiamavansi i corazzieri, di cui Cromwell aveva formato le sue guardie.
   — Ah, — disse il re, — sapremo s'egli è vero che gli scozzesi mi tradiscono.
   — Che volete fare, o sire? — esclamò Athos.
   — Dar ordine di far impeto, e passar con essi sul ventre di quegli sciagurati ribelli.
   Ed il re, spronando il cavallo si slanciò verso la tenda del conte di Loeven.
   — Seguiamolo, — disse Athos.
   — Andiamo, — disse Aramis.
   — Toh ! che il re sia ferito ? — disse de Winter, — vedo a terra delle macchie di sangue.
   Dumas, venti anni dopo. — II 13