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Venti anni dopo (volume 2)

Alessadro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori Milano, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 243 —.
   — Se v'è una tregua, l'esercito inglese l'ha violata, uscendo dalla città a dispetto delle convenzioni che ve lo tenevano rinchiuso; ora io vi dico, bisogna passare con me attraverso questo esercito e rientrare in Iscozia, e se voi mi disobbedite, scegliete tra i due nomi che gettano sull'uomo disprezzo ed esecrazione: o siete dei vili, o siete traditori!
   Gli occhi degli Scozzesi fiammeggiarono, e, come suole accader in simili occasioni, passarono dall'estremo abbattimento all'estrema impudenza, e due capi di clan s'avanzarono da ciascun lato del re.
   — Or bene, sì, — dissero essi, — abbiam promesso di liberare la Scozia e l'Inghilterra da colui che da venti anni spreca il sangue e l'oro dell'Inghilterra e della Scozia. Abbiamo promesso e manteniamo la promessa. Re Carlo Stuard, siete nostro prigioniero.
   E tutti due in pari tempo stesero la mano per impadronirsi del re; ma prima che la punta delle loro dita potesse toccarne la persona, tutt'e due erano caduti svenuto l'uno, l'altro morto.
   Athos aveva ammazzato il primo col calcio della pistola, e Aramis aveva passata la spada attraverso il corpo dell'altro. Poi, come il conte di Loeven e gli altri capi indietreggiavano spaventati, dinanzi a quell'inatteso soccorso che pareva scender dal cielo a colui il quale reputavano lor prigioniero, Athos ed Aramis trascinarono il re fuor dalla tenda spagnuola ov'erasi con tanta imprudenza cimentato, e saltando sui cavalli che i servi tenevan pronti, tutti e tre ripigliarono di galoppo la via della tenda reale. Passando, scorsero de Winter che accorreva a capo del suo reggimento. Il re gli fe' cenno d'accompagnarli.