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dava chino sul cavallo con orrido sorriso. Athos, per quanto si fosse tranquillo, mise la mano alla cintola munita ancora delle pistole.
— Che fate! — disse d'Artagnan.
— Lasciate che lo uccida.
— Non un gesto che possa far credere che lo conosciate, o siamo tutti e quattro perduti.
Poi, volgendosi al giovane:
— Buona preda! — esclamò, — buona preda! amico Mordaunt. Abbiamo ognuno la nostra, il signor du Vallon ed io ; cavalieri della Giarrettiera niente di meno.
— Ma, — esclamò Mordaunt, guardando Athos ed Aramis con occhi sanguigni, — ma son francesi, mi pare.
— Non ne so nulla davvero.
— Siete francese, signore? — domandò ad Athos.
— Lo sono, — rispose questi gravemente.
— Bene! mio caro signore, eccovi prigioniero di un vostro compatriotta.
— Ma il re? — domandò Athos con angoscia.
D'Artagnan strinse vigorosamente le spalle del suo prigioniero, e gli disse:
— È in nostro potere!
— Sì, — esclamò Aramis, — per un infame tradimento !
Porthos strinse la mano dell'amico, dicendogli:
— Eh, signor mio, la guerra si fa colla forza e colla destrezza, guardate!
Infatti fu visto in quel momento lo squadrone che doveva proteggere la ritirata di Carlo, avanzarsi contro il reggimento inglese, circuendo il re che camminava solo e a piedi in un grande spazio vuoto. Il principe in apparenza era tranquillo; ma notavasi quanto doveva soffrire per apparire calmo, e però il sudore gli colava dalla fronte, e si asciugava le tempie e le labbra con un fazzoletto che toglieva poi dalla bocca tinto di sangue.
— Ecco Nabuccodonosor, — esclamò un corazziere di Cromwell, vecchio puritano, i di cui occhi fiammeggiarono di fronte a colui che chiamavano il tiranno.
— Che dite dunque, Nabuccodonosor? — disse Mordaunt con un atroce sorriso. — No, è Carlo I, il buon re Carlo, che spoglia i suoi sudditi per ereditarne.
Carlo alzò gli occhi verso l'insolente che parlava in quel modo, ma non lo riconobbe. Tuttavia la calma e religiosa maestà del suo viso fece abbassare gli occhi a Mordaunt.
— Buon giorno, signori, — disse il re ai due gentiluo-