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In fede mia, — disse d'Artagnan ad Athos, — il vo-g^o re mi ha veramente sedotto e son qua tutto ai suoi servigi.
— Se ciò è vero, — rispose Athos, — non arriverà sino a Londra.
— E perchè?
-— Perchè prima d'arrivarci lo avremo liberato.
ù— Stavolta, Athos, — disse d'Artagnan, — in parola d'onore voi siete matto. Avete fissato qualche progetto? fi'— Non ne ho, — disse Athos; — ma d'Artagnan ne troverà uno.
D'Artagnan alzò le spalle, e tutti si misero in cammino.
LXV.
D'Artagnan trova un progetto.
Athos conosceva d'Artagnan più forse che d'Artagnan conoscesse sè stesso. Sapeva che in un animo avventuroso come quello del Guascone bastava lasciar cadere un pensiero, come in una terra fertile e vigorosa basta lasciar cadere un seme. Avea dunque lasciato che il suo amico alzasse le spalle, e avea continuato la strada parlandogli di Raoul, conversazione che in altra contingenza egli aveva lasciata morire, come ci si ricorderà.
A notte inoltrata giunsero a Tirsk. I quattro amici parvero del tutto estranei ed indifferenti ai provvedimenti di cautela che si prendevano per assicurarsi della persona del re. Si ritirarono in una casa particolare, e siccome essi avevano da un momento all'altro a temere per sè medesimi, si collocarono in una sola stanza, praticandosi una uscita in caso d'attacco.
I servi furono distribuiti in posti differenti ; Grimaud si distese su d'un fascio di paglia attraverso alla porta.
D'Artagnan era pensieroso, e pareva che momentaneamente avesse perduto la sua loquacità ordinaria.
Non diceva una parola, zufolava senza posa, andando dal suo Atto alla finestra. Porthos che non vedeva altro che le cose esteriori, gli parlava come il solito. D'Artagnan rispondeva con dei monosillabi. Athos ed Aramis si guardavano sorridendo.
Dumas. Venti anni dopo. — iii
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