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— Sì. Venite a passare la notte con me.
— Impossibile !
— Impossibile?
— Impossibilissimo.
— Come mai?
— Ogni notte vo a far la partita col signor du Vallon. Qualche volta anzi non andiamo a letto.
— Ebbene?
— (Si ammalerebbe se non facesse una partita. Stamattina, per esempio, a giorno alto, noi giocavamo ancora.
— È un buon giocatore?
— L'ho veduto perdere sin duemila doppie, ridendo a crepapelle.
— Conducetelo con voi, allora.
— E i prigionieri?
— Oh, diavolo! è vero: — disse l'ufficiale: — fateli custodire dai vostri servi.
— Sì, perchè se la svignino; eh! vo' tenerli d'occhio io.
— Son dunque uomini di condizione che vi premono tanto ?
— Caspita! l'uno è un ricco signore della Turenna, l'altro un cavaliere di Malta, e di gran famiglia. Abbiam trattato con loro del riscatto: due belle mila sterline arrivando in Francia. Non vogliamo abbandonar un istante uomini che i nostri servi sanno milionari. Li abbiamo un po' frugati acciuffandoli, e vi confesso anche che il danaro che du Vallon ed io arrischiamo tutte le notti l'abbiamo pescato in fondo alle loro tasche; ma potrebbero averci nascosta qualche pietra preziosa, qualche diamante di gran valore, sicché siamo come gli avari che non si vogliono dipartire dal loro tesoro; ci siamo costituiti custodi fissi dei nostri uomini, e quando dormo io, veglia du Vallon.
— Ah! comprendo! — disse Groslow.
— Voi dunque capite ora, ciò che mi «costringe a rifiutare la vostra cortesia, alla quale del resto sono ancor più sensibile, giacché nulla v'è di più noioso che giocar sempre colla stessa persona ; le rivincite e le perdite si compensano eternamente ed in capo ad un mese, si è ancora come al principio.
— Eppure, — disse Groslow, — vi è una cosa ancor più noiosa, vale a dire il non giocar del tutto.
— Lo comprendo, — disse d'Artagnan.
— Ma, sentano, — disse l'Inglese, — sono pericolosi i vostri uomini?