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Venti anni dopo (volume 3)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 26 — .
   ammirazione. Aramis sorrideva da uomo fiducioso. Athos era pallido come la morte e tremava come una foglia.
   — Parlate, — -disse Athos.
   Porthos aprì i suoi grandi occhi. Aramis pendeva, per così dire, dalle labbra di d'Artagnan.
   — Siamo invitati a passar la notte in casa di Groslow. Questo lo sapete, n'è vero?
   — Sì, — rispose Porthos, — ci ha fatto promettere di dargli la rivincita.
   — Bene. Ma sapete dove gli diamo la rivincita ?
   — No.
   — Dal re.
   - Dal re! — esclamò Athos.
   — Sì, signori, dal re. Il signor Groslow è di guardia stasera presso Sua Maestà, e per distrarsi in quella sua fazione, ci invita a tenergli compagnia.
   — Tutti e quattro ? — domandò il conte.
   — Perdio ! tutti e quattro. Vi pare che siamo uomini da abbandonare i nostri prigionieri !
   — Ah! ah! — disse Aramis.
   — Vediamo, — disse Athos palpitando.
   — Andiamo dunque da Groslow con le nostre spade e i nostri pugnali; c'impadroniamo di quegli otto imbecilli e del loro stupido comandante.
   — Signor Porthos, che ne dite?
   — Dico che è facile, — disse Porthos.
   — Vestiamo il re da Groslow ; Mousqueton, Grimaud e Blaisois ci tengono i cavalli pronti allo svolto della prima strada: saltiamo in 6ella, e prima di giorno siamo venti leghe lontano. Ah! l'ho pensata bene?
   Athos passò le sue mani sulle spalle di d'Artagnan e lo guardò con la calma e il suo dolce sorriso.
   — Dichiaro, amico, che non vi è creatura sotto il cielo la quale vi eguagli in nobiltà e coraggio ; mentre vi credevamo indifferente ai nostri dolori che voi senza colpa potete non condividere, voi solo tra di noi trovate ciò che noi cerchiamo in vano. Te lo ripeto, dunque, d'Artagnan, tu sei il migliore di noi, e io ti amo e ti benedico, mio caro figlio.
   — E dire che io non ci sarei arrivato, — disse Porthos, picchiandosi la fronte, — eppure la cosa è tanto semplice!
   — Ma, — disse Aramis, — se ho ben compreso, noi uccideremo, non è vero?
   Athos fremette e divenne pallidissimo.