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tanta, facilità come se l'oro fosse stato stagno; Aramis, invece, che non sapeva padroneggiarsi quanto lui, frugavasi di continuo nel petto. Impaziente di perder sempre, Porthos dava colpi di ginocchio a tutto spiano. D'Artagnan si volse, guardò macchinalmente indietro, e vide tra due soldati Parry in piedi, e 'Carlo, poggiato sul gomito con le mani giunte, in atto di indirizzare a Dio una fervida preghiera. D'Artagnan capì esser giunto il momento, che tutti erano al loro posto e che non si aspettava che la parola finalmente! la quale doveva servir di segnale. Lanciò un colpo d'occhio preparatorio ad Athos e ad Aramis, ed entrambi fecero indietreggiare leggermente la loro sedia per avere libertà di movimento.
Diede un secondo colpo di ginocchio a Porthos, e questi si alzò come per sgranchirsi le gambe; però prima di alzarsi s'assicurò che la spada uscisse facilmente dal fodero.
— Sacradio! — esclamò d'Artagnan; — altre venti doppie perdute! Davvero, capitano Groslow, siete troppo fortunato, e la faccenda non può durare.
E trasse altre venti doppie di saccoccia.
—- Un ultimo colpo, — proseguì egli. — Per un'ultima giocata, l'ultima.
— Vada per venti doppie, — disse Groslow.
E voltò due carte come al solito, un re per d'Artagnan, un asso per lui.
— Un re, — disse d'Artagnan, — è buon augurio. Mastro Groslow, — soggiunse, — badate al re.
E con tutto il suo predominio su sè stesso eravi nella voce di d'Artagnan una strana vibrazione che fe' trasalire il suo compagno. Groslow cominciò a voltare le carte le une dopo le altre. Voltò un asso per sè... aveva perduto... Voltò un re...
— Finalmente! — disse d'Artagnan.
A quella parola il conte de La Fere ed il cavaliere d'Her-blav si alzarono. Porthos indietreggiò d'un passo; pugnali e spade luccicavano. Ma d'improvviso la porta s'aperse, ed Harrison comparve sulla soglia accompagnato da un uomo ravviluppato nel mantello.
Dietro di lui vedevansi luccicare i moschetti di cinque o sei soldati.
Groslow si alzò vivamente, vergognandosi di lasciarsi cogliere in mezzo al vino, alle carte ed ai dadi. Ma Harrison non fece attenzione a lui, ed entrando nella camera del re, seguito dal compagno: