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Venti anni dopo (volume 3)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 34 — .
   Il borgo non aveva ne porte-, ne muraglie ; uscirono dunque senza difficoltà.
   Cinquanta passi lontano dall'ultima casa, d'Artagnan si fermò.
   — Fermi! — diss'egli.
   _ Come fermi? — gridava Porthos. — Corriamo invece
   a spron battuto,, vorrete dire?
   _ Niente del tutto, — rispose d'Artagnan. — Stavolta
   ci inseguiranno. Lasciamoli uscir dal borgo e correre dietro a noi sulla strada di ^Scozia : quando li avremo visti passare di galoppo, terremo la strada opposta.
   Pochi passi'distante correva un fiumicello cui sovrastava un ponte. D'Artagnan condusse il suo cavallo sotto l'arco del ponte; i suoi amici gli tennero dietro. Dieci minuti dopo udirono accostarsi il rapido galoppo d'una truppa di cavalieri. E dopo pochi istanti quella truppa passava sulla loro testa, ben lontana dall'immaginarsi che coloro che cercavano non erano separati che dallo spessore dell'arco del ponte.
   LXVII.
   Londra.
   Quando lo strepito de' cavalli si fu dileguato, d'Artagnan uscì dal ponte e si die a percorrer la pianura, orientandosi più che fosse possibile su Londra. I suoi tre amici lo seguirono in silenzio, sinché descritto un largo semicircolo, si lasciarono alle spalle ed a molta distanza la città.
   — Stavolta, — disse d'Artagnan quando si credè lontano dalla città da poter cambiare il galoppo col trotto, — stavolta credo fermamente che tutto sia perduto, e che la miglior cosa che si possa fare, si è di tornarcene in Francia. Che dite della mia proposta, Athos? La non vi par ragionevole?
   — Ragionevole sì, ma voi l'altro giorno pronunciaste una parola assai più che ragionevole, una parola nobile e generosa. « Noi », avete detto: « morremo qui! ». Vi ricorderò la vostra parola...
   — Oh ! — disse Porthos, — la morte non è nulla, non è la morte che ci deve inquietare, giacché noi non sappiamo