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Venti anni dopo (volume 3)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 40 — .
   — lo 6tesso silenzio dei suoi partigiani, indica un complotto.
   D'Artagnan alzò le spalle,
   — Ma, — disse Aramis, — se osano condannare il loro re, lo condanneranno alla prigione o all'esilio, non di più.
   D'Artagnan si mise a zufolare un'arietta d'incredulità.
   — Lo vedremo, — disse Athos, — perchè andremo alle sedute, suppongo.
   — Non avrete d'aspettare molto tempo, — disse l'oste,
   — perchè cominceranno domani.
   — Ah, bella! — notò Athos; — il processo era dunque istituito prima che il re fosse preso?
   — Senza dubbio, — disse d'Artagnan, — fu cominciato il giorno in cui fu comperato.
   — E sapete, — disse Aramis, — che il nostro amico Mordaunt, se non ha conchiuso l'affare ha fatto almeno le prime trattative?
   — Sapete voi che dappertutto ove mi cada sotto mano lo finisco questo signor Mordaunt?
   — Sei pazzo? — disse Athos, — un tal miserabile!
   — Appunto perchè è un miserabile, lo ammazzo, — ripigliò d'Artagnan. — Ah, caro amico, io fo a modo vostro perchè voi siete indulgente con me; ma stavolta vi piaccia o no, vi dichiaro apertamente che Mordaunt non sarà ucciso che da me.
   — E da me, — disse Porthos.
   — E da me, — disse Aramis.
   — Unanimità commovente, e che convien molto a dei buoni borghesi come siamo noi. Andiamo a fare un giro per la città; lo stesso Mordaunt non ci conoscerebbe alla distanza di quattro passi, colla nebbia che c'è. Andiamo a bere un poco di nebbia.
   — Sì, — disse Porthos, — ci cambierà il gusto della birra.
   E i quattro amici uscirono insieme per respirare, come
   si suol dire, l'aria del paese.