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prenderebbe il re vedendo quell'accetta luccicante che doveva separare la sua testa dal busto.
— Davvero, Parry, — disse il re allontanandosi, — Dio mi perdoni, ma tutta quella gente mi prende per un mercante di cotone delle Indie, e non per un gentiluomo abituato a veder brillar la spada; credono forse che io non valga un macellaio!
Mentre diceva tali parole, giunse alla porta. Una lunga teoria di gente era accorsa, la quale non avendo potuto trovar posto nelle tribune, voleva almeno godere la fine dello spettacolo, del quale la parte più interessante era loro sfuggita.
Questa moltitudine innumerevole, le di cui file erano sparse di fisionomie minaccianti, fece sospirare lievemente il re.
— Quante persone, -r- pensò egli, — e non un amico
devoto !
E mentre diceva fra se quelle parole di dubbio e di scoraggiamento, una voce gli rispondeva:
— Salve, caduta Maestà !
Il re si voltò vivamente colle lagrime agli occhi ed il cuore esulcerato.
Era un vecchio soldato delle sue guardie che, vedendo passargli d'accanto il suo re, aveva voluto rendergli quell'ultimo omaggio.
Ma nel tempo stesso il disgraziato fu quasi accoppato da un colpo dato colla guardia della spada.
Fra gli ammazzagente, il re riconobbe il capitano Groslow.
— Ohimè, —disse Carlo, — è pure un castigo tremendo per un fallo tanto lieve.
Poi col cuore stretto, continuò il suo cammino; ma non aveva percorso cento passi che un uomo furibondo, curvandosi tra i soldati che facevano argine, sputò in faccia al re, come altra volta un Ebreo infame e maledetto aveva sputato in viso a Gesù Nazzareno.
Contemporaneamente si udirono delle fragorose sghignazzate e dei cupi mormorii ; la folla si scostò, si riavvicinò ; ondulò come un mare in tempesta ed al re sembrò di veder rilucere in mezzo ai marosi viventi, gli occhi scintillanti di Athos.
Carlo si asciugò la faccia, e disse con triste sorriso:,
— Il disgraziato! per una mezza corona farebbe altrettanto a suo padre.
TI re non s'era ingannato; aveva visto infatti Athos ed