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Venti anni dopo (volume 3)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 58 —
   — Sì, davvero, — disse d'Artagnan ; — ma è scritto lassù che io non potrò conservarlo.
   — Cosa volete! i diamanti a quanto bisogna credere, hanno le loro simpatie e le loro antipatie come gli uomini ; pare che quello mi detestasse.
   — Ma, — notò Athos, — va bene pel carnefice, sventuratamente però ogni carnefice ha un aiutante, un garzone, che so io.
   — Ed anche questi aveva il suo; ma le cose ci vanno a gonfie vele.
   — Come?
   — Al momento in cui credevo di dover intavolar© un altro contratto, fu recato il manigoldo a casa sua con una gamba fracassata. Per un eccesso di zelo accompagnò sotto le finestre del re la carretta che portava le travi e le tavole; ma una trave gli è caduta su una gamba e gliel'ha rotta.
   — Ah, — disse Aramis, — è desso che ha lanciato il grido da me udito nella camera del re.
   — È probabile, — disse d'Artagnan; — ma, ecco, colui che la pensa alla lunga, ha promesso di mandare in sua vece quattro operai abili ed esperti per aiutare quelli che già sono in faccende, e tornato dal suo padrone, quantunque ferito scrisse subito a mastro Tom Lowe, garzone carpentiere suo amico, di recarsi a White-Hall per compiere la propria promessa. Ecco la lettera inviata da un espresso che doveva portarla per dieci pences, e che me l'ha venduta per un luigi.
   — E che diavolo volete fare di quella lettera? — domandò Athos.
   — Non indovinate? — disse d'Artagnan cogli occhi brillanti d'intelligenza.
   — No, sull'anima mia.
   — Orbene, caro Athos, voi che parlate inglese come lo stesso John Bull, voi siete Tom Lowe, e noi siamo i vostri tre compagni. Capite adesso?
   Athos mandò un grido di gioia e d'ammirazione, corse ad un gabinetto, ne cavò degli abiti da operaio, con cui i quattro amici si vestirono subito e poscia uscirono. Athos con una sega, Porthos con una leva, Aramis con ascia, d'Artagnan con chiodi e martelli. La lettera del garzone del boia faceva fede al mastro falegname ch'erano essi gli aspettati.