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Venti anni dopo (volume 3)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 238 — .
   _ in tasca, — disse Aramis, — il programma delle
   condizioni che la deputazione di cui io sono membro è venuta ad imporvi ieri a San Germano. Rispettiamo anzitutto i diritti antichi .; le domande che saranno portate sul programma, saranno concesse.
   ° _ Noi siamo quasi d'accordo su ciò, — disse Mazarino,
   passiamo dunque alle condizioni speciali.
   _ Credete dunque che ve ne siano? — disse sorridendo
   Aramis.
   — Credo che voi non avete lo stesso disinteressamento che ha il signor conte de La Fere, — disse Mazarino, rivolgendosi verso Athos e facendogli l'inchino.
   — Ah, voi avete ragione, monsignore, — disse Aramis, — e sono felice di vedere che alla fine rendete giustizia al conte. Il signor de La Fère è una mente superiore che si libra al di sopra dei desideri volgari e delle umane passioni; è un'anima antica e orgogliosa. Il signor conte è un uomo a parte. Avete ragione, monsignore, noi non valiamo quanto lui, e noi siamo i primi a confessarlo con voi.
   — Aramis,--disse Athos, — burlate ?
   — No, caro conte, dico quel che pensiamo e ciò che pensano tutti coloro che vi conoscono. Ma voi avete ragione, non 6Ì tratta di voi, si tratta di monsignore e del suo indegno servitore il cavaliere d'Herblay.
   — Or bene, cosa desiderate voi, signore, oltre alle condizioni generali, sulle quali noi ritorneremo a parlare ?
   — Desidero, monsignore, che si dia la Normandia a madama di Longueville, con l'assoluzione piena e intera, e cinqueoentomila lire. Desidero che Sua Maestà il re si degni di essere il padrino del figlio che essa ha partorito ; poi che monsignore, dopo aver assistito al battesimo, vada a presentare gli omaggi al nostro santo padre il Papa.
   — Vale a dire che voi volete che mi dimetta dalle mie funzioni di ministro, che abbandoni la Francia, che vada in esilio?
   — Voglio che monsignore sia Papa al primo posto vacante che si presenterà, per riservarmi di domandargli l'indulgenza plenaria per me ed i miei amici.
   Mazarino fece una smorfia intraducibile.
   — E voi signore? — domandò a d'Artagnan.
   — Io, monsignore, — disse il Guascone, — sono in tutto e per tutto dello stesso parere del cavaliere d'Herblay, tranne che sull'ultimo articolo, sul quale differisco completamente da lui. Lungi dal volere che monsignore abban-