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Venti anni dopo (volume 3)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — m —
   doni la Francia, voglio che egli rimanga a Parigi; invece di desiderare che divenga Papa, desidero che resti primo ministro, poiché monsignore è un grande uomo politico. Procurerò anzi, per quanto dipenderà da me, che abbia le redini su tutta la Fronda; ma a patto che si ricordi un poco dei suoi fedeli servitori del re, e che dia la prima compagnia dei moschettieri a qualcuno che io designerò. E voi, du Vallon?
   — Sì, a vostro turno, signore, — disse Mazarino, — parlate.
   — Io, — disse Porthos, — vorrei che il signor cardinale, per onorare la mia casa che lo ha ospitato, volesse in ricordo di questa avventura, erigere la mia terra a baronia, con promessa dell'ordine ad uno dei miei amici alla prima promozione che farà.
   — Voi sapete, signore, che per ricevere l'ordine, bisogna sottostare a delle prove.
   — Quest'amico si sottoporrà.
   — Per altro, se fosse assolutamente necessario, monsignore, gli suggerirà come può evitare quella formalità.
   Mazarino si morse le labbra; il colpo era diretto, e riprese secco secco :
   — Tutto ciò si concilia malissimo a quanto sembra, signori ; poiché se io soddisfassi' gli uni, scontenterei necessariamente gli altri. Se io resto a Parigi, non posso andare a Roma; se divento Papa, non posso restare ministro; se io non resto ministro, non posso creare capitano il signor d'Artagnan e barone il signor du Vallon.
   — È vero, — disse Aramis. — Però, siccome io sono in minoranza, ritiro la mia proposta in ciò che riguarda il viaggio a Roma e le dimissioni di monsignore.
   — Resto dunque ministro ? — disse Mazarino.
   — Voi rimanete ministro, siamo intesi, monsignore; la Francia ha bisogno di voi.
   — Ed io desisto delle mie pretese, — riprese Aramis, — Sua Eminenza rimarrà primo ministro, e favorito di Sua Maestà, a patto che voglia .accordare a me ed ai miei amici, ciò che noi domandiamo per la Francia e per noi.
   — Occupatevi di voi, signori, e lasciate la Francia che s'aggiusti con me come essa vorrà, — disse Mazarino.
   — No, no, mai! — rispose Aramis, — è necessario un trattato pei frondisti, e Vostra Eminenza vorrà redigerlo e firmarlo in nostra presenza, impegnandosi poi di farlo ratificare dalla regina.