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Venti anni dopo (volume 3)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 241 — .
   — Qual è?
   .— Porterò a Sua Maestà la lettera colla quale monsignore annuncia il completo esaurimento delle finanze.
   — E poi? — disse Mazarino impallidendo.
   — Poi, quando vedrò Sua Maestà al colmo dell'imbarazzo, io la condurrò a Rueil, la farò entrare nell'arancora, le mostrerò una certa molla che fa girare una cassa.
   — Basta, signore, — mormorò il cardinale, — basta!
   Dov'è il trattato?
   — Eccolo, — disse Aramis.
   — Voi vedete che siamo generosi, — disse d'Artagnan, — poiché noi potremmo far molte cose con un simile segreto.
   — Dunque, firmate, — disse Aramis, presentandogli la penna.
   Mazarino si alzò, passeggiò qualche momento, piuttosto pensieroso che accasciato. Poi fermandosi di botto, disse:
   — E quando avrò firmato, signori, quale sarà la mia garanzia ?
   — La mia parola d'onore, signore, — disse Athos.
   Mazarino trasalì, si voltò verso il conte de La Fère, esaminò un momento quel viso nobile e leale, e prendendo la penna, disse:
   — Ciò mi basta, signor conte.
   E firmò.
   — Ed ora, signor dArtagnan, — aggiunse, — preparatevi a partire per San Germano e a portare una mia lettera alla regina.
   LXLV.
   Si dimostra che con una penna ed una minaccia si fa più presto e meglio che con    # D'Artagnan sapeva la sua mitologia ; sapeva che l'occasione non ha che un ciuffo di capelli per cui si possa afferrarla ; e lui non era uomo da lasciarla sfuggire senza acciuffarla. Allestì un sistema di viaggio pronto e sicuro, mandando anticipatamente dei cavalli per il cambio a Chantilly, di modo che egli poteva giungere a Parigi in
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