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   LXLYI.
   Si dimostra che con una penna ed una minaccia si fa più presto che con la spada e con la devozione. ( seguito )
   Anna d'Austria gettò lo eguardo sul trattato che gli presentava d'Artagnan.
   — Non vedo, — diss'ella che delle condizioni generali. Gli interessi del signor di Conti, del signor di Beaufort, del signor di Bouillon, di d'Elbceuf, del Coadiutore vi sono fissati. Ma i vostri?
   — Noi ci rendiamo giustizia, madama, ponendoci alla nostra altezza. Noi abbiamo pensato che i nostri no'mi non fossero degni di figurare accanto a quei gran nomi.
   — Ma voi non avete rinunciato, spero, a espormi a viva voce le vostre pretese?
   — Credo che voi siate una grande e potente regina, madama, e che sarebbe indegno alla vostra grandezza e alla vostra potenza non ricompensare degnamente le braccia che ricondurranno Sua Eminenza a San Germano.
   — È la mia intenzione, — disse la regina, —- sentiamo, parlate.
   — Colui che ha trattato l'affare (perdonate se comincio da me, ma è giusto che mi assuma l'importanza, non già che io ho presa, ma che m'hanno conferita), colui che ha trattato l'affare del ricatto del 6Ìgnor cardinale, affinchè la ricompensa non eia inferiore a Vostra Maestà, mi pare che deva esser nominato capo delle guardie o qualche cosa come capitano dei moschettieri.
   — È il posto del signor di Tréville che voi mi domandate!
   — Il signor di Tréville era un semplice cadetto di Guascogna, come me, madama, ed ha tenuto quel posto ven-t'anni.
   — Voi avete risposto a tutto, signore, — disse Anna