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bito a chiamare due uomini che era eolito a far venire quando era in pessime disposizioni di spirito.
Questi due uomini erano, uno il conte di Rochefort, l'altro il mendico di Sant'Eustachio.
Essi vennero colla loro usuale puntualità ed il Coadiutore passò parte della notte con loro.
LXLVI1.
Ove è provato che è talvolta più difficile ai re
di rientrare nella loro capitale che di uscirne.
Mentre d'Artagnan e Porthos erano andati a condurre il cardinale a San Germano, Athos ed Aramis, che li avevano lasciati a San Dionigi, erano rientrati a Parigi.
Ognuno di essi doveva fare la sua visita.
Dopo aversi levato gli stivali Aramis corse all'Hotel de Ville dov'era madama di Longueville. Alla prima notizia della pace, la bella duchessa gettò delle grida acute. La guerra la faceva regina, mentre la pace avrebbe portato la sua abdicazione; essa dichiarò che non avrebbe mai firmato il trattato e che voleva una guerra eterna.
Ma quando Aramis le ebbe presentato quella pace nella sua vera luce, vale a dire con tutti i suoi vantaggi, quando le ebbe mostrato, in cambio della sua sovranità precaria e contestata di Parigi, la vice-sovranità di Pont-de-1'Arche, vale a dire della intera Normandia, quando ebbe fatto suonare alle sue orecchie le cinqueoentomila lire promesse dal cardinale, quando ebbe fatto brillare ai suoi occhi l'onore che le farebbe il re tenendo il suo bambino al fonte battesimale, madama di Longueville non contestò che per l'abitudine che hanno le donnine leggiadre di contestare, e non si difese che per arrendersi.
Aramis finse di credere alla verità della sua opposizione, e non volle davanti ai suoi occhi arrogarsi il diritto di averla persuasa.
— Madama, — diss'egli, — voi avete voluto battere una buona volta il principe vostro fratello, vale a dire il più grande capitano dell'epoca, e quando le donne di genio