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debolezza, madama, viene un momento in cui l'uomo rivive e ringiovanisce nei suoi figli.
La duchessa sorrise, un po' di tenerezza ed un po' di ironia.
— Come, — diss'ella, — temo che voi siate aderente al partito dalla Corte. Non avete qualche nastro azzurro in tasca ?
— Sì, madama, —- disse Athos, — ho quello della giarrettiera che il re Carlo I m'ha- dato pochi giorni prima della sua morte.
Il conte diceva il vero ; egli ignorava la domanda di Porthos, e non sapeva che ce n'era un altro oltre di quello.
— Suvvia! bisogna diventare vecchia, — disse la duchessa pensierosa.
Athos le prese la mano e gliela baciò. Essa sospirò guardandolo.
— Conte, — diss'ella, — dev'essere un amenissimo sog giorno Bragelonne. Voi siete uomo di buon gusto; dovete avere dei ruscelli, dei boschi, dei fiori.
Essa sospirò nuovamente ed appoggiò la sua testa graziosa sulla sua mano civettuolamente incurvata e sempre ammirevole per forma e candore.
— Madama, — continuò il conte, — cosa dicevate dunque poco fa ! Non vi ho mai veduto tanto giovane, mai vi ho veduta così bella.
La duchessa scosse il capo.
— Il signor di Bragelonne resta a Parigi! — diss'ella.
— Che ne pensate? — domandò Athos.
— Lasciatemelo, — riprese la duchessa.
— No, madama, se voi avete dimenticato la storia di Edipo, io me ne ricordo.
— Davvero che siete gentile, conte, e amerei vivere un mese a Bragelonne.
— Non avete paura di procacciarmi degli invidiosi, du chessa? — rispose galantemente Athos.
— No, vi andrò in incognito, conte, sotto il nome di Maria Miehon.
— Siete adorabile, madama.
— Ma Raoul, non lo lasciate vicino a voi?
— Perchè?
— Perchè è un vagheggino,
— Egli è un ragazzo!
— Sì, giacché ama una fanciulla
Athos, divenne meditabondo.
Dumas. Venti anni dopo. — III
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