— 260 — .
Anna d'Austria si curvò all'orecchio del giovane re e gli
disse sottovoce: . . 7 .
_ un gesto grazioso e rivolgete la parola al signor
d'Artagnan, figlio mio.
Il giovane re si curvò alla portiera.
_ Non vi ho ancora augurato il buon giorno, signor
d'Artagnan, — diss'egli, — e tuttavia vi ho ben riconosciuto. Siete voi che eravate dietro le cortine del mio letto, quella notte in cui i parigini hanno voluto vedermi dormire.
- E se il re lo permette, — disse d'Artagnan, — sono io che gli sarò vicino ogni qualvolta egli corra qualche pericolo.
— Signore, — disse Mazarino a Porthos, — cosa fareste voi, se tutta la gente si scagliasse su di noi?
— Ne ucciderei più che potrei, monsignore, — disse Porthos.
— Ho i miei dubbi! — disse Mazarino, — per quanto siate prode e vigoroso, voi non potrete ucciderli tutti.
— È vero, — disse Porthos alzandosi sulle staffe per meglio scoprire la immensità della folla ; — è vero, la gente è troppa.
— Avrei preferito l'altro, — disse Mazarino, e si lasciò cadere in fondo alla carrozza.
La regina e il suo ministro avevano ragione di provare delle inquietudini, almeno l'ultimo. La folla, sempre conservando le apparenze del rispetto ed anche dell'affezione per il re e la reggente, cominciava ad eccitarsi tumultuosamente.
Si udivano correre quei sordi rumori che quando rasentano i flutti indicano la tempesta, e che quando rasentano la moltitudine, presagiscono la sommossa.
D'Artagnan si voltò verso i moschettieri, e ammiccando fece coli'occhio un segno impercettibile alla folla, ma molto comprensibile per quella scelta scorta.
Le fila dei cavalli si strinsero, ed un fremito leggero corse tra gli uomini.
Alla porta dei Sergenti furono costretti a fermarsi ; Comminges lasciò la testa della scorta dove si trovava, e 6Ì avvicinò alla carrozza della regina. La regina interrogò d'Artagnan collo sguardo; d'Artagnan le rispose collo stesso linguaggio.
— Andate avanti, — disse la regina.
Comminges ritornò al suo posto. Si fece imo sforzo e la barriera vivente fu rotta violentemente.