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Vite degli Eccellenti Comandanti

Cornelio Nipote
Casa Editrice Sonzogno Milano, 1927, pagine 104

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   34 VITE DKGI,I ECCELLENTI COMANDANTI
   IV. Ma Serse, espugnate le Termopili, occupò immantinente Atene, e trovatala senza difesa, uccisi i sacerdoti che erano nella rocca, la mise a fuoco. Dalla qual nuova atterriti i navali, e non osando per ciò fermarsi, i più consigliando che ciascuno dovesse ritirarsi a casa sua a difendersi dentro le mura; Temistocle solo si oppose con dire che tutti insieme aveano con che far fronte al nemico, ma che separati sarebbero tutti sicuramente periti, e che ciò fosse per accadere lo affermava ad Euribiade
   re degli Spartani, che allora aveva il supremo comando. I
   Ma non avendo potuto persuadere quanto avrebbe desiderato, di notte tempo mandò a Serse il più fedele che avesse tra' suoi servi, che a nome suo gli dicesse che i nemici di lui erano in fuga: e che se gli avesse lasciati allontanare, non avrebbe potuto finir la guerra nè si presto né si facilmente, trovandosi costretto a inseguirli separatamente; ma che se gli avesse attaccati senza indugio, in Breve tempo gli avrebbe oppressi tutti quanti. Ciò aveva per fine di obbligar i Greci a difendersi a loro malgrado tutti insieme Udita questa cosa il barbaro, non sospicando di occulto inganno, il di vegnente in luogo svantaggiosissimo a sé, e per lo contrario opportunissimo a' nemici, diede battaglia in un mare cosi angusto, che la moltitudine delle navi sue non si potè distendere. Più dunque per l'accortezza di Temistocle che per le armi della Grecia fu vinto Serse.
   V. Ma quantunque gli fossero andate male le cose, pure così poderosi erano ancora gli avanzi della sua armata, che gli bastavano per disfare i nemici. Ciò nulla ostante dal medesimo posto fu rimosso. Imperciocché temendo Temistocle che il barbaro non continuasse la guerra, gli fece intendere che le loro mire erano rivolte a disfar il ponte che egli avea fatto sull'Ellesponto, e così impedirgli di ritornarsene in Asia. Al che avendo prestato fede il re. per quella via, che avea fatto venendo in sei mesi, in meno di trenta giorni se ne ritornò, tenendo per fermo d'essere stato da Temistocle non superato, ma salvato. Così per la prudenza di un solo uomo fu liberata la Grecia, e l'Asia dovette cedere all'Europa. Vittoria fu questa da potersi paragonare a quella di Maratona. Imperciocché nella stessa foggia presso Salamina fu da piccol numero di navi superata la flotta più numerosa che a ricordo di uomini si vedesse giammai.
   VI. Grande fu Temistocle in questa guerra, ma non men grande fu in pace. Imperciocché non avendo fin a quel tempo avuto gli Ateniesi altro che il porto Falereo nè grande, nè buono, per consiglio di costui costrussero il triplice porto del Pireo, e il cinsero di mura, sicché nella magnificenza agguagliava la città stessa, nell'utile